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Mimmo Lucano, colpevole di delitto d’umanità

La condanna dell’ex sindaco di Riace a oltre 13 anni di reclusione lascia attonito chiunque abbia osservato quel modello d’integrazione

Domenico Lucano, detto ‘Mimmo’ (Ti-Press)
2 ottobre 2021
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Vi ricorda ancora qualcosa il nome Luca Traini? È il 31enne neofascista (dichiarato) ed elettore leghista (dichiarato), che nel febbraio 2018 a Macerata aveva sparato a sei immigrati, ferendoli, ma l’intenzione era di fare una strage. Nel marzo di quest’anno, in ultima istanza, la Cassazione ha confermato la condanna inflitta al Traini: 12 anni di reclusione, e senza l’aggravante dell’odio razziale sarebbero stati anche meno. A molti non sembrò esattamente una condanna congrua ed esemplare, ma pace: avrà pesato qualche attenuante (il suo stato mentale).

Adesso paragonate quella sentenza con la condanna a 13 anni e due mesi (più mezzo milione da ‘restituire’) che giovedì il tribunale di Locri ha comminato in primo grado a Domenico ‘Mimmo’ Lucano, ex sindaco di Riace, comune celebre in tutto il mondo, oltre che per i Bronzi, per la politica di accoglienza dei profughi, cominciata col soccorso a una nave carica di curdi, e un ragazzo di nome Hassan che se ne uscì con l’‘evangelica’ considerazione: ‘C’è un paese di case senza gente e noi siamo gente senza casa’.

A ‘Mimmo’ non servivano altre parole. Riace si sarebbe salvata, salvando tanti disperati in cerca d’aiuto. Così lui è diventato un’icona, e il suo paese un modello. Segnalato e celebrato in tutto il mondo: lungometraggi (come ‘Il volo’ del tedesco Wim Wenders), documentari a non finire, reportage per le più celebri testate internazionali, il sindaco finito nella classifica Fortune degli uomini più influenti del mondo, e Riace a lungo meta di un generoso flusso di turismo solidale.

Ma cosa ha fatto di così grave Lucano per vedersi piombare addosso una pena (addirittura doppia rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero) che viene riservata ad assassini incalliti, ’ndranghetisti mai pentiti, trafficanti internazionali di droga, stupratori seriali? Le principali accuse: favoreggiamento di immigrazione clandestina, truffa, peculato e abuso di potere. Tra l’altro, per aver favorito il matrimonio tra un anziano locale e una giovane immigrata (in Italia bisognerebbe allora annullarne migliaia di matrimoni, e processare un bel po’ di sindaci consenzienti); e per aver assegnato arbitrariamente abitazioni o lavoro a chi riempiva le abitazioni vuote (facendo rinascere un paese abbandonato). Eppure erano molti gli immigrati che gli inviava una Prefettura impotente.

Che Lucano abbia potuto commettere errori, se necessario forzare i limiti della legge, è possibile per un uomo che cercava soluzioni in un’epoca di respingimenti; di centinaia di migliaia di clandestini sfruttati nei campi, pagati una miseria e costretti a vivere in fetidi accampamenti; di un caporalato selvaggio e sempre impunito; di controlli inesistenti e di vergognose connivenze anche di certo sindacalismo ‘distratto’; e, nonostante tutto fosse sotto gli occhi di tutti, di uno Stato assolutamente assente: l’importante era che frutta e verdura arrivassero sulle tavole imbandite, e più o meno siamo ancora lì. Anche a questo ‘Mimmo’ si è ribellato. E, tutti concordano, senza gonfiarsi le tasche, lui che non era certo di famiglia benestante (un giorno sulle scale del tribunale mostrò ai giornalisti il suo conto in banca, c’erano 9 euro). Ma per lui niente attenuanti, sentenza shock, verdetto sconcertante. Per delitto d’umanità.