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Ma Walser, Ermani e Pagani sono ancora al loro posto?

Caso pp preavvisati negativamente: dopo il no del Consiglio della magistratura al parlamento, i messaggini del presidente del Tpc e le note stampa del pg

8 ottobre 2020
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Forse il Consiglio della magistratura – in primis il suo presidente, il giudice Werner Walser – non si è reso conto delle conseguenze della sconcertante decisione con cui ha risposto picche alla richiesta della commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio. Dopo aver negato l’accesso agli atti ai cinque procuratori pubblici, dei quali ha preavvisato negativamente la rielezione con giudizi impietosi, anche sulla loro personalità, il Cdm si è rifiutato di trasmettere quegli atti al parlamento, cioè all’autorità cui compete, in virtù della Costituzione cantonale, l’elezione delle toghe. Se la prima volta ha sostenuto che i suoi sono preavvisi, e quindi, per quanto duri, non vincolanti, ora, per giustificare il diniego bis, invoca la separazione dei poteri. Che di primo acchito non si capisce cosa c’entri in questo caso.

Per legge il Consiglio della magistratura ha anche il compito di esprimere, all’attenzione dell’autorità di nomina, “il preavviso sulle candidature” di pp e giudici che postulano un nuovo mandato nella medesima funzione. Ed è nel quadro di questa procedura, riguardante il rinnovo delle cariche e in cui il Cdm funge da organo ausiliario della commissione parlamentare, che va collocata la richiesta della ‘Giustizia e diritti’. Il rifiuto del Consiglio della magistratura di inviarle l’incarto, dal quale hanno tratto origine i cinque preavvisi negativi, impedisce alla commissione parlamentare di disporre degli elementi di prova per formulare con piena cognizione di causa le proposte di elezione all’indirizzo, stabilisce la legge, del plenum del Gran Consiglio. Soprattutto impedisce alla commissione di garantire ai procuratori interessati, in occasione della loro audizione, l’esercizio dei diritti procedurali, non potendo sottoporre ai cinque la documentazione in mano al Cdm. Come possono prendere posizione sui verdetti del Consiglio della magistratura se non hanno la possibilità di visionare l’incarto che li concerne? Una violazione del diritto di essere sentiti, riconosciuto dalla Costituzione svizzera, che potrebbero far valere ricorrendo al Tribunale federale qualora il Gran Consiglio non dovesse rieleggerli. A meno che la commissione non decida di proporne la nomina non avendo le 'pezze giustificative' dei preavvisi. Insomma, col suo diniego, quasi avesse qualcosa da nascondere, il Cdm ha infilato il parlamento in un tunnel del quale al momento non si intravede l’uscita.

WhatsApp 'istituzionali', giustificazioni ed esternazioni: credibilità incrinata

Ma quello appena raccontato è l’ultimo capitolo (in ordine di tempo) della deprimente vicenda legata ai severi preavvisi negativi a carico di cinque pp che non risultano essere stati in passato oggetto di richiami formali e ammonimenti. Una vicenda che sta facendo discutere in particolare per i messaggi WhatsApp del presidente del Tribunale penale Mauro Ermani al procuratore generale Andrea Pagani – messaggi che il giudice Ermani ha definito, in maniera davvero singolare, “istituzionali” – e per le recenti dichiarazioni dello stesso pg. Che prima afferma di non poter parlare, poi, con un’intervista e un comunicato stampa, dice di condividere nella sostanza i preavvisi, seppur non nella forma, scaricando di fatto i cinque pp.

È una vicenda che sta incrinando immagine e credibilità del potere giudiziario. Come cittadini, è allora inevitabile chiedersi se Walser, Ermani e Pagani siano ancora al loro posto nell’esercizio delle funzioni di responsabilità in seno alla magistratura. Voltar pagina, come se nulla fosse accaduto, non sarà facile.