Il Gran Consiglio ha stabilito le regole sull'elezione di pp e giudici: vada allora a fondo sulle bocciature pronunciate dal Consiglio della magistratura
Visto che le regole sulla procedura di reclutamento di procuratori e giudici le ha stabilite il Gran Consiglio, con l’avallo del popolo quando comportavano una modifica della Costituzione cantonale, ci aspettiamo che la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ vada sino in fondo per capire come si è arrivati al preavviso negativo alla rielezione di cinque pp – ben un quarto della squadra del Ministero pubblico – formulato dal Consiglio della magistratura, di cui la ‘Regione’ ha dato notizia venerdì. E riteniamo che lo possa, anzi che lo debba fare anche se i cinque decidessero di ritirarsi dalla corsa, non affidandosi quindi al verdetto (ultimo) del parlamento, e che lo debba fare a prescindere (almeno per una volta) da considerazioni partitiche. Ci sono infatti non pochi interrogativi, innescati da questo terremoto, come lo abbiamo definito, che il Gran Consiglio, al quale per legge spetta la nomina delle toghe, è tenuto a sciogliere nell’interesse del sistema giudiziario, ma anche per soddisfare la legittima richiesta di chiarimenti espressa dai cittadini-contribuenti, dato che si parla di un potere dello Stato, quello giudiziario.
Gli interrogativi riguardano appunto la genesi di queste bocciature pronunciate dall’autorità chiamata a vigilare sul funzionamento della giustizia ticinese e attualmente presieduta dal giudice d’Appello Werner Walser. Su quali temi vertevano le audizioni, davanti al Consiglio della magistratura, dei pp ricandidatisi per un nuovo mandato decennale (1° gennaio 2021-31 dicembre 2030)? Con quali criteri sono stati valutati i dati statistici concernenti la produttività dei singoli candidati? I preavvisi sono stati sufficientemente motivati? Inoltre: le cinque bocciature sono state condivise dal procuratore generale, cioè da chi dirige il Ministero pubblico? Vi si è opposto? I cinque pp – alcuni di loro da anni in Procura – erano stati ‘oggetto’ di segnalazione al Consiglio della magistratura da parte del pg Andrea Pagani? Qual è il ruolo di un procuratore generale (funzione alla quale Pagani si è ricandidato) in questa fase che precede il rinnovo formale delle cariche? All’indirizzo dei cinque ci sono stati in passato dei cartellini gialli? Oppure quelli rossi derivano in particolare da segnalazioni di altre istanze giudiziarie della ‘filiera’ penale (Tribunale penale cantonale, Corte d’appello penale, Corte dei reclami penali, Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi), eventualmente sentite dal Consiglio della magistratura? Chiarire questa circostanza potrebbe permettere al Gran Consiglio di farsi anche un’idea dei rapporti in generale che oggi intercorrono fra il Ministero pubblico e le citate istanze. Non si tiri in ballo la separazione dei poteri, perché in questo caso, secondo noi, non c’entra nulla: si tratta soprattutto di verificare se la procedura di elezione, fissata dal Gran Consiglio, necessiti di (ulteriori) correttivi.
Il parlamento commetterebbe in prospettiva un grosso errore se non approfondisse la vicenda e il suo possibile impatto, a breve, sull’operatività del Ministero pubblico, tenuto presente che delle inchieste coordinate da procuratori che dimissionano o non vengono confermati dovranno occuparsi altri magistrati di un’autorità già sommersa dagli incarti, come evidenziano i suoi rendiconti annuali. Si impone dunque una disamina dell’accaduto prima di decidere se riaprire il concorso per il rinnovo delle cariche al Ministero pubblico. Si evitino altri eventuali pasticci o terremoti.