Continua a far discutere la chiusura serale, lo scorso fine settimana, dell'area pubblica che non era stata progettata per ospitare eventi
Chiudere l’accesso di un’area pubblica anche solo per un fine settimana non è mai la soluzione a un problema, anche se questo presenta numerose sfaccettature. Può solo essere una misura transitoria. Il Municipio cittadino, in questo periodo postpandemico che comunque limita gli assembramenti nella zona a 200 persone, ha optato per l’utilizzo della piattaforma Prenota Lugano, trovando così il modo di ‘cavarsela’. C’è chi però ha parlato di sconfitta della politica incapace di gestire un manipolo di esagitati e di escogitare altro per affrontare il degrado crescente e i problemi di sicurezza sotto gli occhi di tutti. D’altro canto, l’esecutivo si è difeso sostenendo la decisione con la necessità di dare un segnale per richiamare alla responsabilità tutti quanti.
Una decisione che da ogni punto di vista lascia comunque un retrogusto amaro. Suona come una punizione, una sorta di castigo inflitto a tutti a causa dell’imbecillità di pochi. Come si fa con i bambini dell’asilo. Non avrebbe suscitato un grande entusiasmo nemmeno l’alternativa evocata. Avrebbe infatti prestato il fianco a non poche critiche pure l’ipotesi di inserire due o tre mescite estraendo a sorte gli esercizi pubblici presenti l’anno scorso a Lugano Marittima, considerata l’impossibilità di organizzare un concorso in tempo utile. Anche questa opzione, poi scartata, avrebbe significato attribuire ai gestori la responsabilità della sicurezza e del decoro del luogo. Una soluzione questa che avrebbe potuto essere interpretata come una sorta di scaricabarile da parte dell’autorità.
Concediamo all’esecutivo ‘l’attenuante’ legata all’impossibilità di anticipare allo scorso fine settimana l’opzione Prenota Lugano.
Tuttavia, meriterebbero maggiore attenzione, da parte dell’autorità politica, questi ricorrenti e per nulla nuovi fenomeni di degrado, come suggerisce la municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi (cfr. articolo a pagina 8). Fenomeni legati alle dipendenze dall’alcol e/o da altre sostanze (legali o illegali che siano), al littering e al crescente disinteresse giovanile nei confronti della Cosa pubblica. Perciò, ha fatto bene il Municipio a richiamare la cittadinanza alla responsabilità collettiva sulle aree urbane e periferiche nelle quali ognuno di noi dovrebbe comportarsi come a casa propria. Forse, bisognerebbe insistere di più nell’educazione e nella prevenzione, piuttosto che nella repressione. In particolare in questo periodo in cui il virus con le relative restrizioni ha ‘razionato’ la fruibilità degli esercizi pubblici e dei locali notturni. Non a caso, di notte, in giro per la città sembra ci siano più giovani rispetto a qualche anno fa.
La questione Foce ha però messo in evidenza i ritardi e le croniche carenze relative all’accessibilità pubblica delle rive a lago. Un tema di cui si parla da decenni ma per il quale a Lugano occorrerà ancora parecchio tempo prima che concretamente succeda qualcosa. Eppure, sulla scorta delle ripetute sollecitazioni del compianto deputato socialista in Gran Consiglio Bill Arigoni, ad esempio Magliaso ha fatto passi da gigante. E il Comune malcantonese la passeggiata lungo la riva del Ceresio l’ha realizzata nonostante le proprietà private presenti. Un altro aspetto sottovalutato è la destinazione contemplata nel progetto originario che non prevedeva feste, né bar nell’area dove ci sono già due esercizi pubblici, uno peraltro di proprietà della Città. Invece, un evento dopo l’altro si è giunti all’intasamento ma anche al grande successo con Lugano Marittima.