Commento

Coronavirus: ragazzi dateci una mano!

Scendete in campo! In altre parole: state a casa: #iorestoacasa

14 marzo 2020
|

Ragazzi, non fregatevene! Ieri il dottor Giorgio Merlani ha invitato i media ad aiutarlo a comunicare con voi giovani, perché il fatto di non essere nelle categorie ad alto rischio (e ora siete anche a casa) vi può portare a una leggerezza nel vivere il drammatico momento. È importante che capiate che la comunità ha bisogno di voi e che non viviate come se nulla fosse, perché il nemico venuto da Wuhan non ha voi nel mirino, ma gli anziani e gli anelli fragili della società. In questi mesi avete spesso dimostrato di volere dei cambiamenti per aiutare il clima.

Senso civico come con Greta

Ora sulla soglia di casa c’è un’altra emergenza: lo sapete, si chiama Coronavirus. Per lottare contro il flagello, che ha colto di sorpresa una società non abituata a guardare i suoi piedi di argilla, abbiamo bisogno di voi. Dietro la Thunberg siete scesi in piazza, avete colorato i venerdì di appelli e smosso la scena politica. Adesso, per lo stesso senso civico che vi ha spinto, vi si chiede il contrario: di non uscire, di non mescolarvi, di rinunciare a socializzare in scala uno a uno. Siete molto social, potrete compensare con la vostra fantasia e anche aiutare la causa. La crisi passerà, torneremo a stringerci la mano e a baciarci.

Allarme rosso

Ora però siamo all’allarme rosso: il sistema sanitario è sotto una fortissima pressione. Inventa e appronta nuove soluzioni, ma lo sforzo di chi lavora in camice bianco è enorme. Alcuni medici e infermieri si ammalano e vanno sostituiti; vanno creati altri posti letto e va affrontata un’emergenza fatta di tante storie personali di sofferenza e anche di paura. Le misure eccezionali sono numerose. Anche la macchina socio-economica sta frenando di colpo ed è qualcosa di mai visto. Non compiere errori nell’operazione è difficile. Non ci sono ricette preconfezionate. I politici dialogano con gli esperti, indicano la rotta, la modificano e la rimodificano.

Di sbagli e scuse

Qualcuno ha il coraggio di ammettere di aver anche sbagliato. Lo ha fatto il dottor Merlani che giorni fa sarebbe andato a Milano, che al Rabadan riteneva che il virus vestito da miss Mondo non lo avreste incontrato, che fatica a comunicare proprio con voi; lo ha fatto Fabio Regazzi alla Rsi, che giudicava una settimana fa la chiusura della frontiera un’esagerazione; lo ha fatto Raffaele De Rosa dicendo che, sì, hanno anche sbagliato, ma che all’inizio c’era chi rideva loro addosso per le misure. Non lo ha fatto Manuele Bertoli per la sterzata sulla questione scolastica: non per ottenere chissà quale premio di comunicazione (come ha risposto ironizzando sulla domanda del nostro giornalista), ma semplicemente perché anche lui può errare. Umano, o no?, anche per un politico navigato. E allora, per difendere il capitale di fiducia, perché non ammettere che, aver seguito Berna per poi decidere 24 ore dopo l’esatto contrario, è stato un errore di regia che ha creato confusione nella popolazione? Anche queste ammissioni rientrano nelle regole di un gioco schietto, che non è un gioco, ma una situazione di grave crisi sanitaria che impariamo a gestire giorno per giorno. Impariamo, appunto. Bella la risposta data da Merlani a chi in conferenza stampa ha chiesto se diventeremo come la Lombardia: ‘No, spero di no! Stiamo lavorando per appiattire la curva’. Ragazzi, questo è quanto: lavorate anche voi con loro e con noi. Scendete in campo! In altre parole: state a casa, #iorestoacasa.

Leggi anche: