Con Beltra solo quarto, la partita si fa decisamente interessante
In due giorni il partito di Fiorenzo Dadò è stato raggiunto da due segnali importanti: i quattro decreti d’abbandono prospettati dalla Procura su Argo 1 e la benedizione della lista da parte del comitato cantonale Ppd in quel di Castione. Il primo segnale, inviato dalla Procura, ha permesso al partito, ma soprattutto al ministro uscente, di tirare un sospiro di sollievo. Non si può invece dire lo stesso dell’esito del voto del parlamentino cantonale sul mix per la lista del Consiglio di Stato. Questo perché (a sorpresa) Paolo Beltraminelli si è ritrovato penultimo (quasi Cenerentola), anzi poco ci mancava che arrivasse ultimo, se Michele Rossi avesse fatto anche soltanto un paio di voti in più. Una graduatoria che rivela quanto nel Ppd – obbligato da Bacchetta Cattori (poi rimasto escluso) a fare qualcosa di simile alle primarie –, non ci sia più tutta quell’unanimità attorno al consigliere di Stato uscente. Anzi, se analizziamo la lista, con la pole position conquistata da Raffaele De Rosa, possiamo dire che è lui il nuovo e collaudato che avanza. Un politico di razza che ha saputo negli anni dimostrare sul campo la sua affidabilità e soprattutto la sua serietà: sia in parlamento che sul terreno comunale della Riviera, dove ha fatto trionfare l’azzurro, cogliendo al balzo la palla del nuovo voto per le aggregazioni. Ma va pure detto che anche gli altri candidati della lista, che hanno manifestamente staccato Beltraminelli, sono nomi interessanti, non fosse che per l’elemento novità, con il direttore dell’Agenzia del turismo Elia Frapolli (che ieri ha giustamente fatto chiarezza sulla compatibilità della sua attività professionale con la candidatura lasciando la direzione di Ticino Turismo) e l’ex direttrice del ‘Gdp’ Alessandra Zumthor. Nomi che portano aria nuova in politica e curiosità. Come si muoveranno? Cosa hanno da dire? Lo stesso Michele Rossi è persona qualificata.
Quanto al ministro uscente era ed è ancor più evidente che il suo jogging verso aprile, questa volta, non sarà una corsetta. La si giri come si vuole: il suo quarto posto è lì a dire che il partito non è contento della gestione del suo dipartimento. Il riferimento ovviamente è diretto all’estenuante caso Argo 1, che sta esponendo troppo i vertici istituzionali del Ppd. Una ferita ancora aperta, perché, indipendentemente dai decreti d’abbandono, sono ormai sotto gli occhi di tutti: uno, la superficialità con la quale è stato gestito lo scandalo (violazione della legge sulle commesse pubbliche); due, la non volontà di fare trasparenza sul perché del mandato diretto milionario; tre, i danni alle casse delle assicurazioni sociali; quattro, le scivolose giustificazioni poi scioltesi come neve (di Bormio) al sole; cinque, la disinvoltura con la quale Dadò si è mosso all’interno degli uffici/servizi del Dss di Beltraminelli; sei, l’informazione non fornita alla Gestione. Eccetera. Tutti temi questi che attendono ancora di essere chiariti, perlomeno dinnanzi alla commissione d’inchiesta parlamentare e che esporranno ancora per mesi e mesi il Ppd proprio mentre la campagna elettorale è in corso. Di fatto, la lista decisa e i punteggi dei vari concorrenti rivelano che cosa? Che il duello per la poltrona azzurra sarà molto probabilmente tra Raffaele De Rosa e Paolo Beltraminelli. In ogni caso è stato dato un chiaro segnale politico: caro consigliere, non sei più il nostro prediletto, il partito non digerisce mica tutto. Un segnale che, senza la discesa in campo di Fabio Bacchetta Cattori non sarebbe mai stato possibile. Il suo mettersi a disposizione già mesi fa, non va dimenticato, è anche servito a far riflettere un altro aspirante al governo, Fiorenzo Dadò. La partita si fa decisamente interessante.