laR+ Lettere dei lettori

Girino e ciceronata

I miei follower chiedono la mia opinione sulla bella sconosciuta! “Venite pure che ci facciamo un giretto!”. Oggi li attendo in fondo alla ‘Sassellina’. “Siamo tutti?”, mi manca solo la bandierina da guida. “La casa laggiù è un Palazzo d’epoca! Dentro ha uno sfarzoso scalone: guardate la foto!”. Si passa dietro la vetusta magione. “In Via Pessina vivevano i pescivendoli; un po’... si sente ancora”. Proseguo: “Vi sbucava un budello dell’ex quartiere Sassello demolito nel ’39. La ferita nella struttura della contrada non si è mai cicatrizzata”. Procedo: “Via Nassa cent’anni fa era come Via Pessina; è ora una teoria di gioiellerie, orologerie, negozi di alta moda. Il rione era lungo 200 metri e arrivava fino alla funicolare degli Angioli; comprendeva cinque vicoli; uno si chiamava… Vicolo Cieco! La scelta di ‘ricostruirlo’ in stile fascistoide lo rende anomalo e lo isola dal tessuto viario circostante. L’ex pasticceria Vanini lungo Via Nassa è stata trasformata di recente e non ne resta che un mosaico a mo’ di zerbino!”. Si gira dietro l’abside della Chiesa degli Angioli. Il Chiostro dei frati si è rialzato. Bando alle nostalgie! Riprendo a ciceronare: “Siamo al LAC, fiore all’occhiello della città!”. Piace anche a me, con una riserva: “Le splendide pareti di marmo verde sembrano riflettere le casse della città: non è che con il marmo brasileiro si sia esagerato? E il chilometro zero?”. Il mio sfogo lascia perplessi i miei stessi ‘seguaci’. “Qui finisce Lugano e inizia la ‘ricca’ Paradiso che ci mostra le sue referenze: la 700esca Villa Malpensata, la Sequoia scapata, gli alberghi pentastellati e la Sirenetta spiaggiata”. Siamo già di ritorno a Lugano, sul ‘quai’. L’Hôtel du Lac sopra l’entrata ha una tettoia sorretta da uomini gagliardi. “Non ci crederete, ma uno di quei fusti è mio nonno!”. Stupore generale. “Gli altri tre sono copie perfette eseguite anch’esse – credo – con scalpello, martello e sudore della fronte. La testa non è sua”. Attraversiamo la strada. Dopo un mordi e fuggi in chiesa, ci apprestiamo a imboccare l’atrio di Palazzo Civico. Il libro di Jonas, però, ci convince a dare prima un’occhiata al Palazzo Rezzonico e ai suoi trompe-l’oeil, tradizionalmente chiamati le ‘vedette luganesi’. Vediamoli da vicino: porta la berretta bianca e tiene la scopa la fantesca, indossa la livrea e tende le tende il camerlengo. Dal loro atteggiamento, non si direbbe che siano all’erta. Entrando nel Palazzo Civico, ci scontriamo con uno scatenato “Spartaco”. Vincenzo Vela lo scolpì nel 1849, ma il Ribelle restò a lungo clandestino. Finiamo in Piazza della Riforma dove c’è di tutto: caldarrostai, alpigiani, pittori, fisarmonicisti, scolaresche eccetera, manca solo Jörg.

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