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Democrazia sanguinante

In Ucraina fornisco armi. In Palestina taglio i fondi di cooperazione. Il diritto a difendersi non vale per tutti. Per Israele sì per la Palestina no. Vale per l’Ucraina ma non per il Kurdistan bombardato dalla Turchia. Perché ai palestinesi non danno armi d’autodifesa? Per la carneficina in Libano i governi occidentali esprimono preoccupazione. Ma lasciano fare commerciando armi e figurine. In Venezuela dicono: elezioni truccate Maduro da sostituire con uno dei nostri. Nella Francia segnata da anni di mobilitazioni invece il governo è sempre lì. Anche quando le elezioni le perde. Un ministro del terrore italiano rischia 6 anni per sequestro di persone: ho difeso i miei confini. Qui un ministro suo amico vün di nos, il muro, lo predicava alla frontiera. Un fascismo che ritorna. E i confini, come la democrazia, a genocidio variabile. Da Gaza al Sudan martoriato, al Mediterraneo coi suoi morti affondati. A proposito d’elezioni. Gaza 2006: la democratica vittoria di Hamas, bandita. Gli eletti arrestati e uccisi. Se anche Hamas sparisse, il massacro su Gaza e la militarizzazione in Cisgiordania continuerebbero. Yassin, uno dei suoi fondatori, disse: quando aumenta l’oppressione le persone cominciano a cercare Dio. Israele l’ha capito: Hamas è una risorsa inestimabile – finanziata e appoggiata – per fomentare divisioni e impedire la creazione di un’entità palestinese. La guerra non è contro Hamas. La guerra è contro il popolo palestinese. E si chiama guerra genocida di conquista.

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