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Come agricoltrice Bio e mamma dico No

Io e mio marito abbiamo la grande fortuna che nostra figlia Giada riprenderà la nostra azienda agricola biologica a Serravalle, di cui ora è già co-gestrice. Ritirarla e espanderla, dato che vuole affiancare le mucche da latte a capre e pecore. In questi decenni abbiamo visto molti cambiamenti, non solo tecnologici ma anche di sensibilità. Non tutti sono stati positivi, come la burocrazia che continua ad aumentare e i regolamenti sempre più stringenti e onerosi che ti tengono al computer anziché in stalla o nei campi. Il risultato è che l'attività agricola si allontana sempre di più da quello che è sempre stato, ovvero la produzione di cibo e foraggio nei luoghi che abbiamo ereditato da chi ci ha preceduti e li ha mantenuti. Le nuove imposizioni sulle superfici agricole, indebolirebbero ulteriormente la nostra produzione alimentare rendendo le aziende agricole come la nostra, piccole e in zone rurali, ancora più dipendenti dalla fornitura di prestazioni ecologiche anziché dalla produzione e vendita di cibo. Questo non varrà solo per noi ma anche per molti altri settori, particolarmente attivi nelle regioni di montagna, come il turismo, l'edilizia e le imprese forestali. Amiamo il nostro territorio e vogliamo continuare a viverci e lavorarci prendendocene cura, ma così non è possibile. Ciò che abbiamo ereditato dai nostri avi non lo potremo dare ai nostri figli. Ecco perché il prossimo 22 settembre voterò No sia come agricoltrice Bio che mamma.

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