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Si raccoglie quel che si semina

Secondo il fronte oppositore, il nostro Paese si impegna già abbastanza per la salvaguardia della biodiversità, sostenendo inoltre che un eventuale sì alle urne causerebbe una diminuzione della produzione indigena di derrate alimentari.

Tuttavia, lo scenario da prevedere è esattamente l’opposto. Diversi studi mostrano che in Svizzera la biodiversità è particolarmente sotto pressione. Tra le cause principali vi sono la perdita e l’utilizzo intensivo dei suoli, la frammentazione degli spazi e il carico eccessivo di azoto e di prodotti fitosanitari.
Tra le numerose conseguenze si citano: diminuzione della fertilità dei suoli, calo di insetti impollinatori, peggioramento della qualità delle acque, proliferazione di organismi nocivi. Insomma: non esattamente le migliori condizioni per aumentare il nostro grado di autosufficienza alimentare. La diversità di specie è una nostra preziosa alleata per garantire la sicurezza alimentare, e in maniera generale il benessere del nostro Paese.

Le misure di promozione esistono e hanno la loro efficacia a livello locale. Tuttavia, la situazione continua a peggiorare. La metà degli ambienti naturali è minacciata, e un terzo delle nostre specie animali e vegetali è in pericolo o già estinto. Le misure prese sono quindi troppo blande o non sufficientemente applicate.

Rinunciare al 30% delle superfici? Affermazione falsa: l’iniziativa non menziona alcuna cifra per quanto riguarda l’estensione di territori da dedicare alla promozione delle specie. Inoltre, esistono soluzioni di compromesso dove spazi biodiversi possono coesistere con attività ludiche, agricole, o di altro tipo. La convivenza è possibile e molte soluzioni esistono già: basta solo applicarle. E questo sarà possibile con un sì deciso alle urne il 22 settembre!

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