Per collocarvi l’emblema della Madonna di Ponte di Brissago a cui la chiesa è dedicata, l’architetto Tami ha disgraziatamente provveduto a eliminare un dipinto antico e una cappella per creare una nicchia: un’annessione extra muros ad un livello del pavimento differente rispetto a quello dell’edificio che la ospita.
Il piglio dell’architetto è mirabile per l’invenzione spaziale e minimale nella sua espressione, in special modo rispetto all’edificio storico nella sua complessa evoluzione. Un gesto da maestro rivoluziona il rapporto del visitatore con l’effigie: l’altezza dei loro occhi non si trova più come dall’ingresso sulla stessa linea di orizzonte, calamitando occhi-negli-occhi, ma scesi gli scalini del nuovo loculo lo sguardo della Madonna va cercato dal basso e la sua maestosa presenza da attraente si fa sia severa sia più intima e dolce.
Con gli anni il Movimento Moderno è cambiato: la sua originaria dirompenza, figlia dei tempi violenti e dell’innovazione tecnica, ha lasciato oggi il posto ad un atteggiamento protezionista delle opere appena realizzate. Con il supporto dei contratti e di normative ad hoc, l’atteggiamento del Movimento è cambiato al punto da diventare esso stesso un “dogma”, una disciplina conservatrice pari a quella ecclesiastica che intende preservare la propria dinastia proteggendo le opere elaborate nel suo codice da possibili “sfregi” e modifiche, scegliendo la forma del restauro a quella della ristrutturazione. Scegliendo la musealizzazione all’evoluzione dei manufatti che abbracciano il cambiamento dei tempi.
Eppure Tami del Moderno è stato un esponente di leva e, con senso critico, seppe dimostrare un metodo ostile verso la sacralità delle opere. All’eternità del manufatto preferì un approccio innovativo.