Mentre il tema del grande traffico nel piccolo Ticino è uno di quelli sentiti dalla gente, quatto quatto il Gran Consiglio si appresta a (ri)discutere una misura pensata per provare a risolverlo. Approvata dal popolo e dal Tribunale federale, a qualcuno che ha i mezzi per procurarsi le firme necessarie ancora non piace: la tassa di collegamento. ‘Tassa’ perché si tratta di spronare un ragionamento sui propri comportamenti che finora volontariamente di rado si fa. L’intento? Indurre abitudini più virtuose, nell’interesse di tutti. Oggi (poco più di) una persona per ogni automobile si mette in viaggio in maniera libera, provocando però un blocco della collettività con quel fenomeno che chiamiamo ‘traffico’. L’idea è quella di invertire gli addendi dell’equazione: rendere un po’ più collettiva l’auto (in due per macchina si dimezzerebbe(!) il numero dei veicoli) per aumentare la citata e voluta libertà... liberando le strade dal traffico. Premessa: essere aperti a un cambiamento di abitudini. Tema alquanto difficoltoso e per capirci mi viene in mente un esempio tratto dalla vita familiare: quando la mamma a una certa ora dice “bambini ora andiamo a nanna” e il papà interviene con il fatidico “su-dai-lasciamogli-vedere-ancora-un-cartone”. Mi dicono che finisce spesso con i bimbi sfiniti, addormentati sul divano (e non di rado pure il papà).
Poco sexy dirlo o scriverlo, ma se dovesse andare come sul divano si creerebbe una situazione anomala perché una misura approvata dal popolo non partirebbe nemmeno, privandoci di una verifica sperimentale della sua bontà oltre che di diversi milioni per il trasporto pubblico e nel bilancio dello Stato.
Certo stare nella ‘zona di comfort’ a guardarsi ancora un cartone può essere definito anche (genuina) democrazia, ma se ci pensi però…