Sono una nonna di più di 70 anni, mi piace il cinema, il teatro, la musica e tutta l'arte che mi trasmette positività. Scrivo prendendo spunto dai primi due episodi di Alter Ego, ennesima serie Tv con un commissario che indaga su alcuni delitti. Mi ha incuriosito perché gli episodi sono girati a Bellinzona, mia città di adozione. Non voglio esprimere un giudizio su attori, regista e realizzazione, ma la domanda che mi faccio e che faccio a chi legge è questa: cosa vogliamo da un programma televisivo? La realtà quotidiana in cui viviamo non è già piena di guerre, stupri, femminicidi e violenze inaudite e insensate? Abbiamo bisogno di vederle riprodotte anche nei momenti che dovrebbero essere di svago? La funzione catartica del teatro, dal tempo degli antichi Greci, dovrebbe essere la liberazione da una sofferenza, non la somma di negatività tra realtà e finzione. La violenza purtroppo viene proposta persino nei cartoni animati per i bambini, che troppo spesso non hanno vicino un adulto con cui confrontarsi.
Non è mia intenzione accanirmi contro Alter Ego, ma nei primi due episodi ci sono già due ragazze ammazzate durante il Carnevale. La fantasia si mescola con la realtà se si pensa che quasi ogni giorno anche alle nostre latitudini c’è un episodio di violenza.
Si può cambiar canale, certo, ma non sarebbe ora di proporre qualcosa che faccia sognare una vita migliore e coltivare la speranza di un futuro sereno e senza angoscia? Le proposte positive ci sono, magari a tarda notte, ma bisogna cercarle tra i 100 e più canali che le varie televisioni ci propinano.
Cerchiamo almeno di mantenere alto lo spirito critico.