Aneddoti sul prete, già vicario generale della Curia di Lugano, recentemente scomparso a 94 anni
Con don Ernesto, ci sentivamo e incontravamo regolarmente per parlare dell’opera che avevamo realizzato insieme: la “Chiesa e centro parrocchiale della Sacra Famiglia” ai Saleggi di Locarno, quartiere al limite sud della città. Quartiere abitato da famiglie di molteplici provenienze ed etnie, che disponevano come centro aggregativo di una semplice, esigua costruzione in legno che poteva trasformarsi da luogo di culto in spazio ricreativo. L’amicizia è iniziata quando, dopo una decina d’anni dal concorso architettonico a inviti, finalmente si sono trovati coraggio e mezzi finanziari per dare inizio ai lavori di costruzione, ovviamente con l’impegno dell’allora arciprete Ernesto Storelli, dei suoi collaboratori e di molteplici enti e persone che hanno contribuito a raggiungere tale scopo. Il luogo sacro fu dedicato e consacrato dal vescovo monsignor Ernesto Togni il 20 settembre 1992, dopo 350 anni che a Locarno non si costruiva più una chiesa.
Durante il cammino insieme, durato ben più di 30 anni, ho avuto l’onore e il piacere di conoscere il carattere e le scelte di don Storelli, sempre pronto a metterle in discussione e anche a partire sui due piedi per andare in Toscana, a Carrara per scegliere il blocco di marmo atto all’esecuzione dell’arredo sacro e alla ricerca dell’artista che avrebbe potuto eseguire una “Sacra Famiglia” in ceramica e che già aveva eseguito l’effigie di San Giorgio, posta sopra l’entrata dell’omonima chiesa di Losone. Purtroppo, in quest’ultimo caso, il ceramista Taccini non era più in vita e i figli hanno sviluppato l’attività in una grande industria con prodotti di alta gamma di ceramiche per rivestimenti e servizi da tavola. Allo stesso modo, ci siamo precipitati insieme al Collegio San Michele a Zugo, quando la direzione offriva in regalo un organo di medie dimensioni. Tra i diversi candidati a ricevere il dono, fu poi da loro scelta, quale degna dimora, la nostra Sacra Famiglia!
Don Ernesto, fino a poco tempo fa, quando ancora guidava la sua automobile, tornava regolarmente e con piacere a Locarno a trovare parenti, amici e conoscenti e non mancavamo di incontrarci per far visita alla “nostra opera” dei Saleggi… con un certo orgoglio. Tra l’altro, l’estate scorsa, in occasione di una “Master class” di strumenti ad arco per una ventina di allievi del Conservatorio di Shanghai, fu eseguito un concerto di musica classica in chiesa, constatando la perfetta acustica dell’aula, acustica che era stata studiata da un noto specialista del ramo con sede a Berna.
I nostri contatti non finirono con la consegna dell’opera alla popolazione, ma proseguirono fino a una quindicina di giorni or sono, quando, durante l’abituale colloquio telefonico, promisi che prima di Natale sarei passato a Lugano, a mezzogiorno, con mia moglie, per andare “a mangiare un boccone insieme”. Una promessa che, con grande dispiacere, resterà purtroppo incompiuta. Grazie, monsignor Ernesto Storelli, per questa amicizia che ha donato a me e alla mia famiglia, con discorsi puramente culturali e sinceri, nel rispetto delle nostre reciproche convinzioni. Sono sicuro che questi simpatici incontri, di persona o telefonici, che sempre iniziavano con spiritosi accenni alle nostre rispettive età e conseguenti facoltà mentali e fisiche (ci dividono dieci anni di vita), abbiano contribuito a prendere con filosofia e realtà il cammino che siamo stati chiamati a percorrere, cammino che ha reso possibile il nostro incontro, lasciando un segno tangibile, si spera anche utile, se non per il Mondo, almeno per il Quartiere a sud di Locarno.