Povero Marco Chiesa. Altro che morti in mare: il presidente Udc s’è trovato “alcuni migranti in giardino”. Un dramma disumano! Pure l’amico Norman è preoccupato e scrive una lettera a Berna. Dirà qualcosa di sensato? Tipo di non rinchiudere i migranti in bunker, in luoghi ristretti, in condizioni indegne, con le cimici, senz’aria? Troverà spazi d’aggregazione per prevenire suicidi e gesti estremi? Proporrà un soldo decente, un sostegno medico-psicologico per riparare traumi? Faciliterà l’accesso a una vita degna, a un lavoro e a un’abitazione degni, a una scolarità degna, a un’accoglienza degna come fatto con la popolazione ucraina? No, troppo facile. Meglio il deviato: “Il degrado è insostenibile, bisogna intervenire!”. Subissimo noi le vessazioni di chi fugge da guerre e povertà avremmo già bruciato tutto. Più sensata dovrebbe esser la Croce Rossa che si giustifica invece con arroganza rendendosi complice delle politiche da incubo: “Sono infondate le accuse d’una presa a carico insufficiente dei migranti”. Basterebbe invece “solo” ascoltare le testimonianze delle persone “accolte” per rendersi conto della situazione disastrosa. Basterebbe solo cambiare punto di vista per capire che un’altra accoglienza non solo è possibile ma necessaria per uscire dalle barbarie. E invece no. Invece il solito: l’abusato. Carcerazione, esercito alle frontiere, muri, criminalizzazione, petizioni e disinformazione beceri. Se far leva sulle paure è atteggiamento subdolo, stigmatizzare intere comunità è doppiamente razzista e criminale: il degrado non è a Chiasso ma nei cervelli e testimonia come il razzismo sia affare di Stato diffuso ovunque. Leggevo su un muro: “Non ci sono troppi migranti ci sono troppi razzisti”. Mai scritta fu più azzeccata. La prossima volta il fuoco, diceva qualcuno.