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Sì, Antonini, ma...

Si può solo condividere il commento di Roberto Antonini (laRegione giovedì 13 sulla repressione del libero giornalismo) dove crea un confronto fra la mancata indignazione per quanto succede in Russia, (con giornalisti aggrediti e uccisi) e l’indignazione (“che ci fa spolmonare”) per il caso Assange. Ma merita tuttavia alcune considerazioni. La prima, più ovvia, è che non è la sola sorte dei giornalisti russi a non indignarci, ma nemmeno quella dei colleghi turchi, iracheni, cinesi, egiziani, sauditi, birmani, pakistani e di tanti altri Paesi del pianeta dove il mestiere del giornalista, se onestamente esercitato, è assai più pericoloso di quello del minatore. Erdogan e Mohammed Bin Salman non sono meno pericolosi (o criminali che dir si voglia) di Putin. La seconda, se un incidente stradale causa tre morti, corro a conoscerne i dettagli quando capita in Ticino, mi interessa se accade a Zurigo, leggo la notizia se giunge da Roma, la scorro se data da Camberra. Con questo voglio dire che “il caso Assange” è roba nostra! Lo è in quanto, volenti o nolenti, siamo tutti “cittadini statunitensi”, tutti siamo coinvolti e anche complici (pur se “neutrali”) nella loro politica egemonica, che si sia o meno nella Nato. Non posso accettare che la nazione autoelettasi a guida del mondo democratico, che in questa funzione ha scatenato nel nome della libertà guerre e conflitti in tutto il globo, con milioni e milioni di morti, oggi pretenda di sbattere in galera chi ha avuto il coraggio di denunciarne i crimini. Sì, hai ragione caro Bobo, dobbiamo fare attenzione al “nostro conformismo ideologico”.

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Per giustificare questa singolare geolocalizzazione dell’indignazione, Gaddo Melani è costretto a un doppio salto carpiato sostenendo che “siamo tutti cittadini statunitensi” ed è per questo che ci occupiamo del caso Assange, non di quello dei giornalisti imprigionati, torturati o uccisi in Russia. Una tesi bizzarra quanto rassicurante per spiegare quello che considero nel migliore dei casi un logoro conformismo ideologico da guerra fredda, nel peggiore un tentativo maldestro di salvaguardare la nostra buona coscienza ammantando con considerazioni umanitarie una diffusa ipocrisia: piangiamo le vittime, europee, afghane, siriane ecc… unicamente quando possiamo puntare il dito in direzione di Washington.

Roberto Antonini