Purtroppo una ennesima tragedia ha colpito dei genitori e dei figli, sconvolgendone l'esistenza. Ho letto con attenzione e grande sofferenza l'articolo da voi pubblicato sabato scorso 13 maggio sulla vicenda dei Ronchini che ha portato via una vita e immensa sofferenza ai figli superstiti, già vittime innocenti della precedente perdita della madre; e ora del padre. Mi ha colpito la frase del figlio della compagna dell'uomo ucciso: "Una persona (lo sparatore, ndr) per 10 mesi ha minacciato ininterrottamente e la polizia non ha mai fatto nulla". Profonda tristezza e rabbia mi invade: "La polizia non ha fatto nulla". Ho co-fondato l'Agna nel 2005, e da anni coordino l'associazione Papageno, e in tutti questi anni di attività abbiamo potuto accertare come a seguito di presunte accuse non dimostrate di genitori affidatari l'altro genitore viene allontanato dalla vita del genitore denunciante e dei figli. Interventi sproporzionati della polizia, con a volte arresto e pure carcere per ottenere confessioni di minacce, violenze domestiche, stupri su mogli e figli, e quant'altro. Questi padri – presunti colpevoli a prescindere, che devono dimostrare la loro innocenza – poi, dopo indagini di mesi e a volte anni con divieto di vedere i figli e avvicinarsi alle ex, vengono regolarmente assolti ma i danni già son stati fatti. Invece, nel caso avvenuto, nonostante le gravi minacce accertate, nulla di concreto ed efficace sembra sia stato fatto dalla polizia (e dal Ministero pubblico) per impedire questa tragedia annunciata in anticipo. Vedendo la diversa modalità di azione delle nostre autorità in caso di queste false, risp. reali e accertate accuse, non possiamo non interrogarci sui perché di queste mancanze. Una vita sarebbe stata salvata e dei figli avrebbero ancora il loro padre.