Il Prof. Otto Luchterhandt, esperto di diritto pubblico internazionale, ha analizzato nel suo complesso rapporto "Die Vereinbarungen von Minsk..." (2019, Ostinstitut Wismar), il contesto della mancata attuazione degli accordi di Minsk. Vincolanti e non solo dichiarazioni di intenti, firmati da Russia, Ucraina e dai capi (temporanei) delle due "repubbliche" del Donbass, queste due già dall’inizio non li hanno mai rispettati. Hanno continuato le azioni di guerra e impedito i controlli dell’Osce sui confini con la Russia con ogni tipo di pretesto, fino a distruggere suoi veicoli e uccidere un osservatore (disarmato) e un drone da osservazione usato come alternativa è poi stato abbattuto dai russi. Le due "repubbliche" risultano governate in modo intimidatorio, non democratico e senza il minimo rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali, da quattro attori, in buona parte già legati ad associazioni russe di estrema destra: funzionari del "partito delle regioni"; ex collaboratori (in parte russi e già pregiudicati) del Ministero dell’interno e della polizia speciale ucraini, attori dell’economia sommersa, del crimine organizzato e boss mafiosi; ufficiali dei servizi segreti russi; militari russi e avventurieri criminali. Da parte di gruppi armati periodicamente avvengono assassinî per usurparne il potere. L’Ucraina ha presto sospeso l’implementazione dell’autonomia delle due "repubbliche" nella Costituzione, non potendo, come Stato di diritto, tollerare al suo interno un simile "bubbone" politicamente marcio, soprattutto mirando a far parte dell’Ue. Perciò va a vuoto l’accusa di Putin che dall’Ucraina indebitamente pretendeva questo primo gesto "di buona volontà" (e la concessione di elezioni truccate) mentre continuava a muoverle guerra insieme con i secessionisti.