Da esterno, o – meglio – da utente dei mezzi pubblici e quindi (potenziale) utente della nuova fermata Tilo di Minusio: dispiace vedere che la sua realizzazione provochi tali disagi.
Forse può consolare ricordare che quando sarà in servizio permetterà a chi ora soffre di partire ogni 30 minuti per andare a Bellinzona o a Lugano direttamente in una ventina di minuti. Per esempio.
In altri posti dove ciò è già avvenuto chi poi ce l’ha, l’apprezza. Anche se non dovesse mai prenderli questi treni, non da ultimo il valore della sua abitazione crescerà.
L’introduzione del nuovo orario con la nuova fermata è rigido. In passato si è visto – proprio con i collegamenti verso Locarno (vedi apertura del "Sistema Galleria di base del Ceneri" a scaglioni) – cosa significhi per il servizio non essere pronti con l’infrastruttura. Significa rimandare tutto un concetto d’orario di mesi o di un intero anno. Anche con molti disagi per molti. Quindi: comprensione anche per chi sta lavorando a rigore di termini.
Nell’articolo "Dal (mezzo) referendum ai tappi nelle orecchie" pubblicato il 5 gennaio da laRegione si percepisce però pure del rancore. Meno bello. Chi denuncia i disagi (senza proporre alternative che permettano di mantenere i termini) risulta avere una storia alle spalle di (accanito) oppositore al progetto. Peraltro senza successo. Giustamente – dice l’utente.
Forse è vera – al di là della comprensione per i disagi – un’ultima affermazione che si legge nel articolo: "Siamo giunti al limite psicofisico". Appunto.