Siamo alla metà di novembre. I prati sono di un verde irlandese, che pare di essere al mese di aprile. Le temperature per la stagione sono miti.
Intento a lavorare in giardino mi sono posto diverse domande.
La bella stagione appena passata ha lasciato diversi segni. Ho perso due abeti rossi che non hanno resistito all’estate secca, priva di piogge. Il faggio rosso che da quarant’anni si elevava maestoso, in luglio ha perso tutte le foglie ed era lì lì per morire. È stato salvato dal temporale di agosto ed ha ripreso vita. Le tre betulle sotto le quali mi riparavo per cercare un po’ di frescura, in agosto sono diventate tutte gialle e hanno iniziato a perdere le foglie. Ora sono lì, spoglie, e bisognerà attendere la primavera per vedere se germoglieranno di nuovo. È stata un’estate veramente secca, priva di precipitazioni soprattutto qui nel Mendrisiotto, con temperature caldissime. Tutto il mondo vegetale ne ha sofferto e tanti alberi sono seccati. Alla luce di quanto successo mi chiedo che piante mettere a dimora per il futuro, quali alberi resisteranno a questo nuovo clima sempre più arido. Tutto lascia presagire che l’estate scorsa non sia da considerare come un’eccezione, ma piuttosto come una regola per il futuro. Sarebbe auspicabile che lo Stato intervenisse per consigliare che tipo di alberi potranno crescere e svilupparsi qui nel Mendrisiotto con queste nuove scomode regole, consigliando ai cittadini come procedere per il futuro.
Da parte mia dovrò sostituire gli abeti rossi, probabilmente le betulle, e sarei contento che mi si dicesse che tipo di piante si possono mettere a dimora nel nostro distretto. Un’idea me la son fatta, gli ulivi che ho nel mio giardino hanno retto benissimo l’estate e hanno dato frutti abbondanti. Forse è giunto il momento di intensificare la piantagione di ulivi, che oltre ad essere l’albero della pace (ne abbiamo bisogno anche in Ticino), sembrano resistere bene a questa fase del cambiamento climatico.