Una settimana fa si è svolta la partita di calcio femminile per la qualificazione ai Mondiali, fra la Svizzera e (se ricordo bene, ma non ha importanza) la Moldova. La vittoria è toccata alle rossocrociate per 15 a 0. Personalmente ho gioito per il successo, ma non per il risultato.
Sconfiggere l’avversario è un diritto sacrosanto, ma inveire non ha più niente a che fare con lo sport, che deve avere alla base il rispetto dell’avversario. Quando due forze che si scontrano sono palesemente disuguali, è inutile che il più forte arrivi addirittura ad annientare l’amor proprio del più debole.
Almeno nella boxe, a salvare lo sconfitto, esiste il getto della spugna o la conta dell’arbitro. Negli sport come il calcio, invece, è l’avversario che dovrebbe capire, con un minimo di empatia, quando è il momento di rallentare, lasciando magari segnare il gol della bandiera agli sconfitti. Perché in fondo lo sport è anche, e soprattutto, lezione di vita.