In una lettera pubblicata su laRegione lo scorso 8 luglio, il signor Marco Trevisani attacca gratuitamente, semplicisticamente e ingiustamente i cinque musicisti russi (tutti violinisti) dell’Osi, l’Orchestra della Svizzera italiana, accusandoli di scarsa professionalità per aver "disertato" il concerto in favore dell’Ucraina tenutosi il 4 luglio a Lugano nell’ambito della Conferenza dedicata a quel martoriato Paese. Non ho nessun titolo per difendere questi musicisti, se non quello di essere amico dell’Osi, ma per amore della verità desidero sottolineare che il motivo principale – lo so per certo – per il quale essi hanno chiesto di essere esentati da quel concerto è che una loro partecipazione sarebbe stata problematica in quanto in Russia hanno ancora parenti e conoscenti, cosa che, se avessero suonato il 4 luglio, li avrebbe esposti a un serio rischio di rappresaglie da parte del Governo russo. Mi sembra un motivo più che giustificato, tanto che il direttore artistico-amministrativo dell’Osi Christian Weidmann non solo ha accolto questa loro richiesta inoltrata tramite il sindacato Vpod, ma ha anche concesso loro un regolare congedo, nel rispetto di un articolo del contratto collettivo di lavoro, che è stato così pienamente rispettato. Non credo proprio che i musicisti russi dell’Osi sostengano il presidente Putin, come asserisce il signor Trevisani. Da quanto mi risulta, hanno costantemente manifestato il loro attaccamento alla Svizzera, ai suoi valori, all’Osi e ai loro colleghi, compresi quelli ucraini. Hanno quindi tutta la mia solidarietà. Forse in questo caso sarebbe stato più prudente – data la delicatezza della situazione – se l’Osi avesse rinunciato a tenere quel peraltro bellissimo concerto.