Un inverno privo di precipitazioni che ha lasciato la montagna brulla e spesso spazzata dal vento. Un fuoco acceso in spregio alle disposizioni e spento solo in maniera approssimativa, una leggera brezza notturna che ne ha ravvivato la brace e così ha avuto inizio l’incendio che divamperà per oltre due settimane mettendo a rischio l’incolumità degli uomini impegnati nello spegnimento con l’impiego di mezzi che alle nostre latitudini raramente si erano visti.
La notte dell’incendio mi trovavo a Indemini. Verso le sette del mattino vidi un elicottero che attingeva acqua dalla vasca antincendio situata sul Monte di Sciaga. Verso le nove del mattino si scorgevano le fiamme che avevano superato il crinale del Monte Gambarogno. La brezza notturna, oramai diventata vento, spingeva il fuoco verso la pineta sottostante.
La pineta, conosciuta genericamente come "Piantagion" risale ai primi anni del Novecento e ha il compito di frenare le frane che hanno sfregiato il versante dopo il quasi totale disboscamento avvenuto nel corso dell’Ottocento e di proteggere la strada carrozzabile. A fine mattinata gli elicotteri avevano esaurito la scorta d’acqua di Sciaga e andavano ad attingere l’acqua a Vira nel Lago Maggiore. Nei giorni seguenti attingevano acqua anche dal Lago Delio, mentre i Canadair italiani dovevano recarsi fino a Maccagno.
Per coloro che non conoscono l’orografia di Indemini va spiegato che tutti gli insediamenti si trovano sul lato destro della montagna esattamente dove passa la strada carrozzabile che porta in paese. La vasca antincendio è ubicata sul versante sinistro della vallata. Personalmente ero contrario alla costruzione della vasca antincendio sul Monte di Sciaga e suggerii invece di fare uno sbarramento sotto la carrozzabile tra l’Isola Bella e il Monte di Buèe nell’omonima valle. All’epoca ero ancora presidente dell’Associazione Amici di Indemini e a onor del vero non pensavo tanto a un ipotetico incendio, ma piuttosto a uno sbarramento della Valle che avrebbe offerto una zona di svago per bagnanti.
Indemini, oltre alla tranquillità e alle passeggiate in montagna, ha ben poco altro da offrire a villeggianti e proprietari di case secondarie. Mi venne fatto osservare che per lo spegnimento di abitazioni gli elicotteri non sono adatti. Inoltre la Valle di Buèe non porta acqua a sufficienza per una vasca di pescaggio. Se la prima ragione può essere condivisibile la seconda è palesemente errata perché si ignora che a meno di cento metri scorre pure la Valle di Rii e vi sono pure due acquedotti il cui surplus di acqua avrebbe potuto essere convogliato facilmente nella vasca antincendio. La posizione dell’Ufficio forestale tranciò definitivamente la questione. "Si è scelto Sciaga perché è al centro del comprensorio". Sciaga era diventato l’ombelico del mondo!
Se si fosse optato per lo sbarramento nella Valle di Buèe forse quella riserva d’acqua avrebbe potuto fare la differenza perché si sarebbe potuto combattere l’incendio attingendo acqua in abbondanza e in prossimità della pineta sin dall’inizio dell’incendio.
Ora il "mostro" dorme sotto le ceneri. Speriamo dorma per altri cent’anni. Il tempo per permettere alla pineta di rigenerarsi. Chi ha voglia di vedere l’anima del "mostro" può andare a vedere la mappa conservata nel Patriziato di Indemini, opera del geometra Giulio Roncaioli del 1870, 45 ff, in scala 1:1’000 a colori.