Recentemente il World Economic Forum ha stabilito che la crisi climatica è il pericolo numero uno per il mondo della finanza.
Sappiamo da sempre, che ogni piccolo contributo può servire alla causa ambientale.
Il 3 dicembre, alla luce dell’obbligo di mascherina per 4a e 5a elementare, tra cui mio figlio, ho scritto alle autorità competenti. “Vorrei segnalare, che io e la mia compagna da anni cerchiamo di sensibilizzare i nostri figli sull’uso eccessivo di plastica, soprattutto quando ci sono valide alternative. Questa sensibilizzazione è spesso sostenuta anche dai docenti. Purtroppo l’obbligo d’uso di mascherine di plastica – questa è la componente principale – non va in questa direzione. Una mascherina impiega quasi 400 anni per decomporsi, e ogni giorno ne vengono gettate 3 miliardi.
Proponevo allora l’utilizzo della mascherina riutilizzabile e lavabile. Anche l’Ufficio federale della sanità pubblica dichiara che l’efficacia delle mascherine di stoffa, con l’indicazione «SNR 30000», è comparabile a quella delle mascherine igieniche.
Si potrebbe pertanto offrire ai bambini delle mascherine in stoffa certificate, garantendo comunque la sicurezza e facendo una operazione di sensibilizzazione. La e-mail si chiudeva con un speranzoso: “Siete ancora in tempo…”.
Il Cons. di Stato Manuele Bertoli mi ha risposto subito: “Il tipo di mascherine è stato deciso dall’Ufficio del farmacista cantonale, sulla base della valutazione sanitaria dei prodotti disponibili”.
Il farmacista non è stato così reattivo, dopo più di un mese, ecco la risposta standard… “Le risponderò quando la situazione me lo permetterà. Le priorità in questo momento sono altre”.
Nel frattempo le mascherine distribuite ogni giorno sono 27’000 per le scuole dell’obbligo, e molte imballate in sacchetti di plastica.
Poco tempo fa Bertoli ricordava che il coronavirus non crea grossi problemi ai giovani: “Da inizio pandemia abbiamo avuto 13 casi di ragazzi sotto i 19 anni che sono andati all’ospedale, nessuno in cure intense”.
Il vero pericolo per i giovani sono gli adulti, che hanno perso il focus della crisi ecologica per concentrarsi su quella sanitaria, non volendo forse capire che i problemi sono collegati.