Sarà molto probabilmente decisa dal Tribunale federale la tribolata vicenda della destituzione dei due Giudici del Tribunale penale cantonale. Dubito infatti che nel nostro Ticino, così piccolo e quindi così incestuoso, sarà possibile trovare la giusta serenità per valutare compiutamente quanto effettivamente commesso dai due Giudici.
Giustamente, alcuni giorni fa, su questo giornale, Zantonelli ricordava il caso del Giudice Verda, corrotto e quindi destituito. È quindi difficile non sollevare dubbi, anche legittimi, di fronte a questo atto così forte come la destituzione di due Giudici rei, ma non solo secondo quanto trapelato in merito alla decisione presa all’unanimità dal Consiglio della Magistratura, di aver denunciato a torto il Presidente del Tpc Ermani per la nota foto dei due falli. Probabilmente dal profilo tecnico-penale i due Giudici sono andati “lunghi”, molto meno in un’ottica di reputazione irreprensibile. La mannaia è quindi scesa sulle loro teste e la violenza di un tale atto, in una società di diritti crescenti, colpisce e disorienta il cittadino medio, e non solo. Nel caso concreto non vi è nemmeno stata una sospensione cautelare, come è di prassi in casi analoghi. Non dimentichiamo che vi sono anche ripercussioni economiche gravi per due Giudici professionisti che si vedono, dall’oggi al domani, privati del loro stipendio. Anche per questo la battaglia sull’effetto sospensivo al preannunciato ricorso contro la doppia destituzione si preannuncia aspra poiché, sempre da quanto è trapelato, il Consiglio della magistratura ha voluto privarlo dell’effetto sospensivo.
Quindi una misura, anche sotto questo aspetto, al massimo della severità; come ha giustamente, ancora una volta, ricordato Zantonelli ci mancava solo il carcere. In un esame di buon senso, anche giuridico, necessariamente sommario, con i limiti di chi è fuori e che non conosce le carte, la questione appare davvero ben difficilmente comprensibile e, come detto, sarà con ogni verosimiglianza il Tribunale federale che dovrà prendere le decisioni del caso con la necessaria distanza. Sembra proprio un problema del Ticino, piccola realtà, che di fronte a vicende istituzionali corre il rischio del cortocircuito decisionale. Come non pensare, ad esempio, all’inspiegabile proscioglimento, in prima battuta, di chi ha deciso e messo in atto la demolizione dell’ex macello di cui si era assunto peraltro, in prima battuta davanti ai media, ogni responsabilità. Anche nel caso dell’ex-macello, molto verosimilmente, si dovrà quindi giungere sino al Tribunale Federale per ottenere una decisione libera il più possibile dai condizionamenti locali. Per il bene della giustizia, ma anche della democrazia.