laR+ I dibattiti

A discutere di scuola

(Ti-Press)

La scuola, soprattutto quella dell’obbligo, è al centro di numerose attenzioni di questi periodi. Anche su laRegione si susseguono interventi che esprimono opinioni e formulano proposte di vario genere. Che si parli di scuola e ci sia la volontà di continuamente migliorarla, evidentemente, è un bene. Soprattutto considerando la situazione delicata che la società sta vivendo, le cui difficoltà si ripercuotono anche tra i banchi. Urgono quindi risposte competenti e convincenti, mirando al sodo ed evitando approcci utopici e distanti dalla realtà quotidiana (come avviene purtroppo sovente).

Il Plr, a metà settembre, ha lanciato un’iniziativa generica che mira a ripensare la struttura della scuola media. L’atto parlamentare è la conseguenza di riflessioni maturate all’interno dell’Associazione laScuola, composta da professionisti del settore. Non vuole essere un progetto preconfezionato, ma un’idea da cui partire per poi promuovere dibattiti con altri attori del settore, in primis il Decs. A mio avviso si tratta di un’interessante opportunità per ridiscutere l’impianto della scuola media, nodo essenziale e delicato per i nostri figli; a patto che venga colta da tutti con spirito critico ma propositivo. Si tratta certamente di una bella sfida, in un’epoca in cui il “tutti contro tutti” o il “partito preso” dominano e offuscano qualsiasi nuova idea. L’attenzione, invece, ed è quanto vuole la proposta parlamentare, deve essere rivolta alla crescita culturale dei nostri giovani, anche attraverso nuove proposte finalizzate a valorizzarne attitudini, competenze e interessi. Un tavolo di lavoro tra i diversi “portatori di interesse” non potrà che affinare e completare i contenuti dell’iniziativa.

Si fa un gran parlare anche di inclusione, spesso in termini esagerati e poco pertinenti. Il Ticino deve essere fiero di promuovere una politica scolastica inclusiva. Tuttavia sarebbe da irresponsabili non interrogarsi sull’efficacia delle misure messe in atto, anche considerando che si è passati per la pedagogia speciale dai 16 milioni di franchi investiti nel 2015 ai 42 milioni del 2023. Un incremento che non può lasciarci indifferenti. La domanda è, visto che emergono da più parti delle criticità: con queste risorse non si può fare meglio e magari diversamente? Le risposte della politica non possono limitarsi, semplicemente, all’aumento delle figure professionali. Piuttosto occorre interrogarsi sulle cause dell’incremento di questi bisogni, individuarne i rimedi e soprattutto evitare di promuovere misure rigide che tendono a rivelarsi controproducenti. Necessitiamo perciò maggior flessibilità e differenziazione d’intervento, per il bene di tutte le componenti della scuola. L’iniziativa parlamentare testé citata potrebbe proprio essere un esempio volto a stimolare maggiormente gli allievi con difficoltà di diverso genere.

Anche nel Preventivo 2025 del Cantone, inevitabilmente, la scuola fa parlare di sé. Una misura di risparmio che, giustamente, suscita molte criticità è quella relativa alla soppressione del sussidio cantonale per i docenti comunali di educazione fisica e musicale. L’opportuna e sensata levata di scudi sollevata da più parti, l’ultima delle quali – autorevole – dalla Conferenza dei direttori delle scuole comunali, non può lasciare indifferente il Governo. Si tratta di una misura, per giunta non concordata con i Comuni (sic!), che di fatto arrischia di peggiorare la qualità dell’insegnamento e di creare pericolose disparità territoriali. A scapito soprattutto dei nostri allievi e della loro crescita globale. E ciò non è accettabile.

È vero, la scuola dell’obbligo ha bisogno di attenzioni e risorse adeguate, ma pure, come in tutti i settori dello Stato, della costante volontà di interrogarsi sul proprio operato, con spirito autocritico, in modo da fornire risposte adeguate e innovative. Infine, deve tornare a ribadire con autorevolezza quella che è la sua missione principale, ossia insegnare. Troppo spesso c’è chi se ne dimentica.