Francesco* era un mio compagno di classe che alle Elementari non sapeva leggere. Lui era uno portato per i numeri, ma chiaramente in difficoltà con i testi, le lettere, le frasi. Francesco era anche un po’ lo zimbello dei compagni saputelli che si vantavano di leggere bene, in fretta e a voce alta i testi facilotti che la maestra ci dava per esercitarci. Francesco era ed è chiaramente dislessico e se non fosse stato per la dedizione della docente avrebbe ripetuto la classe. Alle medie il suo percorso è stato altrettanto tortuoso ma è stato accompagnato passo passo fino alla licenza. Per sua fortuna nel frattempo la scuola (e chi la governava) aveva iniziato a essere sensibile alle difficoltà degli allievi apparentemente meno bravi. Ricordo che qualcuno ipotizzava per lui il ricorso a una scuola speciale “perché è indietro, perché rallenta gli altri, perché tanto dove vuoi che vada”. Francesco adesso è un ingegnere di successo, che lavora per una delle principali aziende svizzere del settore, che ha mille passioni legate ai numeri e alla scienza e che ce l’ha fatta nonostante la sua difficoltà a leggere e a capire, perché con il corretto sostegno questi problemi dell’apprendimento non sono ostacoli, ma opportunità.
Come Francesco, migliaia di altri bambini ticinesi sono confrontati con dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia o con caratteristiche per le quali necessitano di piccoli supporti per migliorare il loro apprendimento. Sono difficoltà che li potrebbero mettere in una posizione di forte debolezza sociale e poi professionale se non fossero seguiti già a partire dalle scuole elementari. Di tutti loro si occupano i docenti del servizio di pedagogia speciale.
Ecco che però l’ennesima incomprensibile mossa di chi ci governa è sfociata dapprima nell’inserimento nel Preventivo del Cantone 2025 di svariate misure di risparmio sulla scuola per un totale di circa 8 milioni di franchi, fra cui figura l’incredibile stralcio di 4,4 milioni di franchi di contributi ai Comuni per l’insegnamento dell’educazione fisica e musicale. Ma soprattutto negli scorsi giorni è arrivata la “geniale” proposta della Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio: un bel ridimensionamento di 2 milioni dell’aumento della spesa per la pedagogia speciale. Una misura che toccherebbe circa 900 allievi che frequentano le scuole speciali e gli istituti specializzati e complessivamente circa 3’000 bimbi delle scuole comunali e cantonali.
Difficile non chiedersi perché. Mi interrogo da tempo sui motivi per i quali non ci si rende conto del danno che i tagli alla scuola, alla formazione, al sostegno fanno ai nostri bambini. A meno che il disegno non sia quello di “scartare” gli apparentemente meno bravi e mandarli alla deriva, salvo poi ritrovarli con una formazione claudicante, in difficoltà nel mondo del lavoro, e con il rischio più che fondato di farli ricorrere, giovanissimi, all’assistenza. Due milioni risparmiati oggi sono decine e decine di milioni che in futuro spenderemo in servizi sociali. Non capisco, ma fortunatamente ora a non capire, a non condividere, a dire che così non va siamo in tanti. Nella scuola si deve investire e non tagliare. La petizione lanciata negli scorsi giorni lo dimostra a chiare lettere. Questo governo sbaglia, il parlamento sbaglia. I cittadini glielo dicono a gran voce ormai da tempo. Provare ad ascoltare tutti i propri elettori potrebbe essere una buona idea. O no?
* Nome di fantasia