Leggendo l’articolo sull’educazione alla pace del signor Weiss, presidente dell’Associazione Svizzera-Israele, pubblicato in questa rubrica (18 novembre), a parte la distorsione dei fatti nel racconto della volontà di pace delle due parti nel passato (si sa che l’unica proposta di pace accettabile come tale, anche se decisamente sbilanciata a favore d’Israele, è costata la vita all’autore), si viene indotti a pensare che nel conflitto mediorientale siano coinvolte solo due parti: un gruppo terrorista e Israele. Vorrei ricordare che esiste una terza parte: la popolazione civile palestinese.
Allora, non mettiamo in dubbio le condizioni di insicurezza e minaccia quotidiana (praticamente senza vittime) a cui una parte di Israele è stata sottoposta per lunghi anni, ben prima del 7 ottobre. Ma vogliamo davvero confrontarle con la ‘Gaza prigione aperta’, con la colonizzazione illegale della Cisgiordania, con le centinaia di vittime e le ruspe à gogo? Fatti sui quali Philippe Lazzarini, svizzero, o anche i grandi editorialisti di cui questo giornale può vantarsi, sarebbero sicuramente pronti a informare il signor Weiss. Che poi ce li spiegherà col diritto alla vita dei cittadini israeliani?
Arrivando all’oggi: concediamo anche a uno stato diritto il diritto di sparare senza processo a un terrorista. Poi che cosa succede se il bambino si mette davanti al padre terrorista per proteggerlo? Lo stato diritto sa che non può più sparare e deve cercare altre vie per realizzare il suo obiettivo; lo stato canaglia, invece, spara. 44’000 volte. Di “Uomini e no” scriveva Elio Vittorini. Per essere meno teorici e più concreti, come lo è il signor Weiss: se i terroristi cercano rifugio nelle scuole e negli ospedali, sicuramente compiono un atto condannabile, poiché conoscendo i modi dell’avversario sanno di mettere in pericolo innocenti. Tuttavia chi poi commette l’atto criminale, il crimine di guerra, non sono i terroristi che si nascondono o nascondono anche solo armi, bensì lo stato che spara su scuole e ospedali.
Il signor Weiss ha pienamente ragione quando afferma che definire Israele responsabile di ‘massacri’ è un atto diffamatorio. Però lo è solo fino a quando non si specifica che questi massacri sono realmente commessi, contro donne, bambini e uomini innocenti palestinesi. E togliamo le beffarde virgolette per un minimo di rispetto, verso chi piange quei morti, verso le decine di migliaia di superstiti mutilati e di fronte alla terribile e assolutamente disumana situazione in cui vivono attualmente a Gaza centinaia di migliaia di esseri umani.
Il signor Weiss attribuisce a Israele una grande volontà di pace, ma ciò che accade giorno per giorno in Palestina ci spinge a pensare che Israele desideri una pace con un avversario che non esisterà più. Questo percorso ha un nome.