Alla riunione del Consiglio di sicurezza Onu del 29 ottobre, presieduta dalla Svizzera, si è sentito dire: “Non so quante persone in quest’aula abbiano visto un bambino morire di fame. Io l’ho visto. È stato quasi tre decenni fa, ma è un ricordo che non si dimentica: le ossa delle costole che spuntavano da sotto la pelle, la pancia gonfia e gli occhi smorti. E ricordo gli occhi pieni di disperazione di sua madre. Penso a lei quando abbiamo saputo che nessun aiuto alimentare ha raggiunto Jabalia o Beit Lahiya dall’inizio di ottobre. Penso alle costole, alle pance e agli occhi dei bambini nel nord di Gaza e ai loro genitori, che sono rimasti per giorni senza cibo e che cercano disperatamente di salvarli”. È stato poi aggiunto: “Allo stesso tempo, sappiamo che, al momento, non c’è alternativa all’Unrwa [l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi] quando si tratta di consegnare cibo e altri aiuti salvavita a Gaza”. A pronunciare questo discorso è stata Thomas-Greenfield, la rappresentante degli Usa, nazione che in un anno ha fornito 17,9 miliardi di aiuti a Israele, Stato che sembra tuttavia più incline a distribuire bombe che acqua e cibo ai civili. A giudicare dai fatti, si potrebbe arrivare a pensare che la strategia di Israele consista nel lasciare morire i bambini di fame, a garanzia che non diventino militanti di Hamas. In ogni caso l’Unrwa sembra essere l’ostacolo da eliminare, nonostante persino il principale alleato d’Israele l’abbia pubblicamente definita indispensabile a salvare vite, confermando la definizione di “insostituibile e indispensabile” a cui era giunta la commissione d’inchiesta indipendente lo scorso aprile. L’ambasciatrice israeliana a Berna intanto reagisce con stizza alla notizia che la città di Zurigo ha deciso di devolvere 380’000 franchi all’Unrwa, poiché “l’odio contro Israele e gli ebrei viene alimentato nelle scuole [dell’Unrwa] e la prossima generazione di terroristi viene addestrata”. Che la signora si rassicuri: tutte le scuole di Gaza sono state distrutte o sono comunque inagibili e lo resteranno a lungo. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, il norvegese Tor Wennesland, sempre alla riunione Onu del 29 ottobre, ha affermato che nella trasferta a Khan Younis della settimana prima [16.4 km dal valico di Rafah, zona densamente edificata] ha potuto contare soltanto due edifici che non fossero totalmente o parzialmente distrutti. “Israele ha presentato le prove che centinaia di dipendenti dell’Unrwa sono membri attivi dei gruppi terroristici Hamas e Jihad islamica palestinese” afferma ancora l’ambasciatrice nella sua presa di posizione. In risposta, ecco quanto asserito dal delegato cinese al Consiglio di sicurezza dopo aver preso conoscenza del rapporto d’inchiesta indipendente: “A questo punto, il dibattito sulla neutralità dell’Unrwa dovrebbe terminare. Esortiamo tutti i Paesi a riprendere al più presto i finanziamenti all’Unrwa e ad astenersi dall’usare qualsiasi pretesto per imporre ulteriori punizioni collettive alla popolazione di Gaza. Israele ha lanciato gravi accuse contro l’Unrwa legate al terrorismo, per le quali non è stata ancora condivisa alcuna prova." È dunque tempo che i nostri politici rileggano l’articolo 54 della Costituzione – secondo cui la Confederazione “contribuisce in particolare ad aiutare le popolazioni nel bisogno e a lottare contro la povertà nel mondo, contribuisce a far rispettare i diritti umani e a promuovere la democrazia, ad assicurare la convivenza pacifica dei popoli” – e agiscano di conseguenza, con risolutezza e al più presto. Perché la proposta Udc di tagliare i contributi all’Unrwa è criminale.