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Pedofilia: le armi spuntate della polizia

Nelle riflessioni dell’amico criminologo Michel Venturelli (‘laRegione’ dell’8.10) sul caso della ventina di giovani del Luganese, manca una considerazione oggettiva e cioè che la polizia, nella conduzione di questo tipo di indagini, ha purtroppo le mani legate. Infatti questo garantismo imperante impedisce qualsiasi azione che potrebbe configurarsi in qualche maniera in un atto di provocazione.

È frustrante pensare che un gruppo di adolescenti, infrangendo la legge, sia arrivato, credo anche abbastanza facilmente, dove le autorità non possono giungere. Ancora più frustrante è la constatazione che siano riusciti a portare alla luce, al di là di tutto, questo sottobosco di spregevoli individui che anche da noi è più vivo che mai. La possibilità delle nostre forze dell’ordine di tendere queste trappole per identificare e arrestare questi immondi individui esiste, ma il mantra della provocazione ne blocca l’operatività. Questi ragazzi ora indagati, sicuramente anche con pochi mezzi, lo hanno dimostrato.

Chiamo in causa anche la Magistratura che dovrebbe dimostrare più coraggio autorizzando queste indagini sotto copertura assumendosi, nel contempo, qualche rischio in più in sede di processo.

La stessa cosa era successa verso la fine degli anni Novanta del secolo scorso quando sull’altare del garantismo si era messa, in pratica, la parola fine alla proficua stagione delle operazioni sotto copertura nel contrasto dei traffici internazionali di sostanze stupefacenti che avevano determinato importanti sequestri sia in Svizzera che in Europa.

Ricordo che il solo fatto di aver pagato ai trafficanti alcune bottiglie di champagne era stata considerata nella commisurazione della pena una palese provocazione, come se questi criminali che disponevano di quintali di droga bevessero solamente la nostra buona “gazzosa”.

Sempre per assecondare questo benedetto garantismo durante il processo celebrato a Bellinzona ad esponenti della mafia turca ero stato obbligato a deporre in aula, malgrado il parere contrario del Comando, con il solo accorgimento di indossare un robusto paio d’occhiali da sole!

Si trattava del dibattimento per giudicare anche i riciclatori del denaro proveniente dal sequestro dei 100 chilogrammi di eroina la cui indagine aveva pure portato alle dimissioni dell’allora Consigliera federale Elisabeth Kopp. Visto il grande eco mediatico la presenza al processo poteva costituire una grave messa in pericolo della nostra incolumità.

È un vero peccato che non si possa o non si voglia usare più questo tipo di indagine che con i dovuti accorgimenti potrebbe essere molto utile anche per smascherare i pedofili.