Essere d’accordo con sé stessi e memori dei propri voti dovrebbe essere un requisito desiderabile per una persona democraticamente eletta
Nei giorni scorsi si è celebrata la Giornata internazionale della democrazia. Ci si è molto dati da fare anche a livello giornalistico a rilevare casi specifici, a volte singolari, altre volte eclatanti. Forse ci si è dimenticati che la democrazia è fatta anche e soprattutto di dettagli.
Lunedì scorso in Gran Consiglio è successo qualcosa di sorprendente, ma nessuno pare averlo notato. In seguito a un atto parlamentare di una deputata leghista – che chiedeva quali sarebbero state le conseguenze per le famiglie dei due giorni di scuola cancellati quale compenso parziale al mancato carovita attribuito ai dipendenti pubblici nel Preventivo 2023 – alcuni deputati della destra parlamentare, in particolare della Lega e dell’Udc, sono intervenuti criticando fortemente tale misura del Consiglio di Stato. In particolare, un deputato dell’Udc ha declamato che dare il rincaro è una cosa doverosa. Come dargli torto! Peccato, però, che in occasione della discussione del Preventivo 2023, gli stessi deputati che lunedì si sono dimostrati scandalizzati si siano opposti alla compensazione del rincaro dei dipendenti pubblici, sostenendo invece, tra le altre, proprio la proposta dei due giorni supplementari di congedo.
In sostanza, questi stessi deputati si sono opposti alle conseguenze generate dalle loro decisioni politiche. A evidenziare questa palese contraddizione è intervenuta la consigliera di Stato a capo del Decs, dipartimento direttamente toccato dall’atto parlamentare in questione, ricordando ai deputati della destra che la decisione di non concedere il rincaro, sostituendolo con una somma una tantum di quattrocento franchi e due giorni di vacanza, era stata caldeggiata e votata proprio dagli stessi gruppi che ora parlano di scelta scellerata. La consigliera di Stato, seguita da diversi deputati, ha inoltre sottolineato che i parlamentari avrebbero avuto tutti gli appigli formali per bocciare la proposta del Consiglio di Stato e invece l’avevano sostenuta con decisione.
Questo episodio, benché apparentemente un dettaglio, rappresenta un dettaglio di valore. Dapprima, evidenzia come certe scelte politiche volute dalla destra parlamentare stiano pesando su tutte le categorie della popolazione, tanto che gli stessi deputati che hanno voluto le misure di risparmio e hanno bocciato il carovita per i dipendenti pubblici, devono ora rimangiarsi la parola sulle due giornate di scuola cancellate, per non prendersi la responsabilità di scuole chiuse. Secondariamente, mostra come, invece di assumere una posizione seguendo un iter democratico che permette al parlamento di bocciare le proposte in discussione, si preferisca ributtare la colpa sul Consiglio di Stato, in maniera sicuramente più teatrale, ma decisamente non più efficace. Infine, ci suggerisce che essere d’accordo con sé stessi e memori dei propri voti dovrebbe essere un requisito desiderabile per una persona democraticamente eletta.
Un dettaglio, dunque, ma che dice molte cose sul nostro sistema democratico. Ed è proprio su questi dettagli che dovrebbe vigilare il giornalismo, attore imprescindibile per il buon funzionamento di una democrazia. I giornalisti devono informare compiutamente il pubblico e renderlo edotto su cosa accade, al di là delle grandi e plateali manifestazioni. Se è vero che in una democrazia sana, il diritto di cronaca deve essere preservato, è altrettanto vero che nella stessa democrazia i cittadini e le cittadine hanno lo stesso diritto di essere realmente informati, anche su come agiscono le persone che hanno scelto per rappresentarle. E per questo ci vuole attenzione ai dettagli, perché spesso i dettagli fanno la democrazia.