Il 15 settembre, giornata internazionale della democrazia, ci induce a qualche riflessione sul suo attuale stato nel nostro paese. Secondo il Dizionario storico della Svizzera, democrazia è una “forma di governo in cui il potere politico viene esercitato dal «popolo» (in greco dèmos), cioè dall'insieme dei cittadini con pieni diritti, e non da un singolo o da un piccolo gruppo di potenti”. Può ritenersi democratico un paese dove un quarto della popolazione è escluso dalla partecipazione democratica perché sprovvisto di passaporto svizzero? Noi diciamo di no. Come la democrazia svizzera era incompleta prima che le donne ottenessero il diritto di voto, così lo resterà sintanto che le procedure di naturalizzazione saranno irte di ostacoli e un gran numero di persone rimarrà escluso da una piena partecipazione. Gli ostacoli verso la cittadinanza nel nostro paese sono numerosi. Una recente ricerca della Comissione federale per la migrazione ha dimostrato che l’inasprimento delle condizioni di naturalizzazione entrato in vigore nel 2018 ha creato una maggiore selettività sociale. Con l’introduzione dell’esigenza del permesso C, e l’inasprimento delle condizioni linguistiche ed economiche, gli ostacoli per le persone meno qualificate o che provengono da paesi al di fuori dell’Ue/Aels sono aumentati. Ecco perché Azione Quattro Quarti ha lanciato l’iniziativa federale per la democrazia, per un diritto di cittadinanza moderno (democrazia-iniziativa.ch). L’iniziativa chiede di introdurre un diritto alla cittadinanza svizzera, su domanda, dopo cinque anni di soggiorno legale, con criteri oggettivi e misurabili (conoscenze di base di una lingua nazionale, nessuna condanna a una pena detentiva di lunga durata, nessuna minaccia per la sicurezza della Svizzera). Per una democrazia non deficitaria e una Svizzera moderna che riconosca a chi è a casa qui il diritto a essere riconosciuto come membro a pieno titolo della comunità.