laR+ I dibattiti

Per un dibattito con cognizione di causa

(ti-press)

Le predazioni avvenute nelle ultime settimane hanno rilanciato il dibattito sulla questione del lupo. Scintille, che dimostrano come la materia esplosiva si accumula. Spesso sono le posizioni di chi attacca e chi difende il lupo a spada tratta a risaltare nelle discussioni, c’è però un’enorme terra di mezzo a cui viene dato poco risalto. Il risultato è che trovare soluzioni pratiche diventa difficile, rinfocolando l’esasperazione di chi si trova a pagarne le conseguenze direttamente sulla propria pelle. Il lupo va prima di tutto normalizzato: ovvero giudicato per quello che è, quello che fa e le sue conseguenze per l’esistente, positive e negative. Quali ripercussioni hanno la sua presenza e gli attacchi per agricoltori e alpeggi, quali misure possono adottare e quali no? La gestione del lupo è problematica. Prendiamo i capi dispersi in seguito ad un attacco: nessun indennizzo è riconosciuto. Come Gran Consiglio abbiamo una mozione pendente, non accettata dal Governo, perché vengano considerati almeno per i risarcimenti, ma i tempi e i risultati della politica hanno regole proprie. La Strategia lupo Svizzera permette l’indennizzo: pertanto si poteva adottare tale misura ma si è scelto un’interpretazione al ribasso, penalizzante per le persone colpite. Nemmeno gli animali che erano presenti prima della predazione – pensiamo alle capre che vanno munte quotidianamente – e scompaiono subito dopo vengono indennizzati.
Il “danno rilevante” per un eventuale abbattimento è anch’esso molto problematico. È difficile equiparare la singola predazione di più capi, solitamente in un recinto durante la notte, e lo stillicidio di più mesi in un alpeggio, come avvenuto nel caso di Nimi e Gordevio o in Valle Maggia. Il logoramento continuo e psicologico, la paura ad addormentarsi ogni notte per l’angoscia, il sentimento di impotenza e nessuna misura intermedia come l’intervento dei guardiacaccia con tiri dissuasivi in luoghi dove le predazioni si susseguono imperterrite, hanno un impatto finale ben più rilevante e devastante sui proprietari degli animali. Inoltre, la necessità di attribuire ai singoli lupi della coppia (sempre a Nimi e Gordevio) le rispettive vittime per poter eventualmente intervenire, sempre che i campioni di Dna lo permettano, rende il dramma grottesco. Una freddezza burocratica che si vuole scientifica. Serve un dibattito normale, con soluzioni efficaci e comprensibili, se non condivise. Altrimenti si avvereranno solo gli scenari peggiori per il settore dell’allevamento ticinese, che pian piano sta già perdendo pezzi a causa proprio del lupo e di niente altro.

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