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Iniziativa biodiversità: lupo in pelle di pecora

(ti-press)

Da quando sono diventato presidente della Società ticinese di economia alpestre ho l’opportunità di incontrare, parlare e conoscere molto più di prima quelle persone che, con impegno e passione, si prendono cura di una parte fondamentale del nostro territorio. Una professione e una realtà, quella delle regioni di montagna, che spesso idealizziamo e diamo per scontata ma senza conoscerne davvero la quotidianità, le sfide e le difficoltà.

Tutti conosciamo – e molti abbiamo vissuto in vari ambiti – esperienze che il buonsenso o un maggiore margine di azione da parte degli uffici preposti avrebbero permesso di risolvere senza troppi problemi ma che la rigidità normativa rendeva impossibili. Questo indipendentemente dalle buone intenzioni, poi tradotte in leggi, ordinanze e regolamenti. Un esempio in questo senso lo abbiamo visto anche con le continue predazioni agli alpeggi di Mergozzo e Nimi, logoranti per le famiglie contadine coinvolte e dove le autorità, si trovano nella situazione burocraticamente corretta ma a livello di buon senso assurda.

Non basta infatti che vi sia un numero significativo di capi predati ma occorre attribuire gli stessi ai singoli individui fino al superamento della fatidica soglia definita nel quadro legale. E quindi ci si trova in attesa di risultati delle analisi del Dna a cercare di capire quale lupo della coppia (perché sono 2 in questo caso) ha predato quali capi, per poi eventualmente emettere un ordine di abbattimento, senza sapere e però quale dei due animali vada abbattuto (in quanto sono di fatto indistinguibili). Un completo assurdo ed è facile capire da questo esempio come le buone intenzioni siano spesso foriere di normative problematiche.

L’iniziativa sulla biodiversità non fa eccezione in questo senso. I promotori assicurano che un nuovo articolo costituzionale darebbe solo un impulso nella giusta direzione ma non vogliono parlare di come verrebbe attuato e delle sue pesanti conseguenze per un settore, quello agricolo, già sotto forte pressione. La realtà però è che il nostro modello di sviluppo sta già cambiando, l’attenzione alla dimensione ambientale e paesaggistica è, giustamente, sempre più presente e lo vediamo nel nostro quotidiano e nelle nostre azioni. Un lavoro costante e spesso silenzioso. Una fuga in avanti sarebbe invece controproducente, perché la sostenibilità non deve essere solo ambientale ma anche sociale ed economica. L’iniziativa chiede invece che la prima vada a scapito delle altre due. Non erigiamo quindi, sulla scorta di buone intenzioni, nuovi muri normativi, ma continuiamo a impegnarci con coscienza e costanza nel nostro quotidiano. Il 22 settembre, NO all’iniziativa controproducente sulla biodiversità.

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