Come separare la responsabilità della valutazione di un candidato da quella della nomina di un magistrato? Quali caratteristiche deve avere un giudizio qualitativo per poter pretendere che sia decisivo? Da anni se ne parla ma poco succede, ma la storia è capace di sorprendere e avanzare a volte per balzi. Lecito, quindi, ipotizzare che la vicenda appena trascorsa, triste in definitiva purtroppo per tutti, possa smuovere le acque.
Le proposte sul tavolo ci sono già e indicazioni possono fornire i modelli usati nei Cantoni svizzeri, ognuno con la sua storia, i suoi pregi e i suoi difetti. La grande quantità di regole per la designazione dei magistrati conduce tuttavia a una prima considerazione: non esiste il metodo perfetto e la qualità delle scelte dipende dalla qualità di chi decide almeno quanto dalle regole del gioco. Ma, allora, la procedura non conta e si fa quindi tanto rumore per nulla? Niente di più sbagliato: è importante, eccome, per controllare chi opera, favorire o sfavorire comportamenti, prevenire situazioni delicate e scusate se è poco. Un buon sistema non garantisce un buon risultato, molto può però migliorare o impedire.
Per dirne una in materia procedurale, penso che l’intero percorso di concorso, valutazione e decisione, di eminente interesse pubblico, pubblico dovrebbe essere. Indipendentemente dal metodo scelto e, certo, con eventuali limiti, ad esempio in relazione alla sfera privata di questo o quel concorrente. Nell’ipotesi di conservazione della competenza parlamentare, non pubbliche potrebbero anche essere le discussioni (non le audizioni) in seno ai gruppi parlamentari. Oltre che accessibile, il percorso dovrebbe essere documentato e archiviato: dalla storia si impara, se si impara, solo se qualcuno può scriverla. Non mi illudo, naturalmente, che la pubblicità rimedi a ogni male o che non abbia, a sua volta, anche controindicazioni. La trasparenza non è un dogma e se ne può discutere l’estensione ma, obbligando ad agire sotto gli occhi di tutti, favorisce la responsabilità di ognuno. D’altronde, aggiungo, in tema di nomine di magistrati una certa pubblicità è già oggi assicurata dai media, prevalentemente però in casi controversi e, soprattutto, via via dipendendo da fonti di cui non è sempre facile discernere gli interessi.
Concludo con un’osservazione di altro segno. Vedo nella situazione attuale il grande rischio che, mentre si discute animatamente di come scegliere i buoni medici, il paziente deceda, ovvero che ci si dimentichi la questione, centrale, delle risorse, insufficienti, del Ministero pubblico e della sua contestuale riforma organizzativa. Con il risultato che chiunque diventi procuratrice o procuratore, per dotata o dotato che sia, potrà sempre perlopiù galleggiare e mai davvero nuotare.