Il Ticino conta ben un poliziotto ogni 305 abitanti, il 70% in più che a Zurigo. Malgrado ciò, la scorsa settimana le autorità hanno consegnato l’arma a 38 agenti che verranno formati nei vari corpi della polizia ticinese. Come se, considerando il contesto giudiziario cantonale, non ce ne fossero abbastanza. In compenso i costi dell’apparato poliziesco sono alle stelle.
La teoria della prevenzione generale – a ogni reato corrisponde una sanzione certa e severa – è quella di cui i governanti devono tenere conto per far sì che il sistema giudiziario sia solido e credibile. Quest’ultimo funziona come un imbuto in cui la galera è la parte inferiore, quella stretta. La parte più ampia dell’imbuto rappresenta la polizia; è quella che fornisce il lavoro all’apparato giudiziario cantonale. Tra i due ci sta la magistratura. Il trucco consiste nel fare in modo che tra la parte ampia dell’imbuto e quella stretta il contenuto scorra coerentemente, se no il flusso si altera, diventando ingestibile.
Se ne evince che, al contrario di quello che ci piace credere, il contrasto alla criminalità non è un concetto assoluto, bensì una strategia da calibrare al meglio in funzione delle risorse disponibili. A caricare il sistema senza considerare le risorse, presto o tardi, si manda in tilt l’intero apparato giudiziario. Tradotto: se si amplia a dismisura la parte alta dell’imbuto l’acqua s’ingolfa e straripa. Lo stesso succede quando si continua ad assumere poliziotti con le carceri al limite (e anche oltre) della loro capienza e la magistratura si ritrova a gestire migliaia d’incarti in arretrato. È evidente che con migliaia di arretrati ci sono casi che non saranno mai giudicati, che andranno in prescrizione e che, nella peggiore delle ipotesi, porteranno il cittadino impaziente a farsi giustizia privatamente.
Il gobbismo ci ha messo 12 anni, ma è riuscito a conseguire anche questo risultato; vi ha pure contribuito attivamente grazie alla sua perseveranza nell’interpretare le leggi (invece di applicarle), andando scientemente a caricare inutilmente tribunali già saturi (vedi ricorsi al Tram contro le decisioni della polizia degli stranieri). Quando la magistratura è obbligata a scegliere di quali casi occuparsi e di quali fare astrazione, sono i principi basilari dello Stato di diritto a vacillare. In una democrazia parlamentare, quali leggi applicare dovrebbe deciderlo il parlamento, non il magistrato. La politica però dovrebbe mettere il magistrato in condizione di operare dandogli le risorse necessarie ad applicare la legge. Purtroppo in Ticino si fa l’esatto contrario e oggi il costo della polizia rischia di uccidere la Giustizia.