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La democrazia scomparsa dentro la rivoluzione digitale

La democrazia si trova ora in una sfida senza precedenti a causa della rivoluzione digitale. Le strutture politiche moderne sono fortemente legate alle forme geografiche, e gli Stati-Nazione si definiscono attraverso le loro mappe territoriali. Tuttavia, va notato che non è lo Stato a creare la mappa, bensì è la mappa a definire lo Stato. Questo concetto ha guidato la creazione e il funzionamento degli Stati moderni.

Ma sorge una domanda cruciale: ha ancora senso l'esistenza dello Stato come lo conosciamo oggi? È in grado di adattarsi alle trasformazioni imposte dalla società digitale ed economica? La democrazia, che dovrebbe essere il cuore pulsante di uno Stato, è anch'essa in crisi. Ciò solleva dubbi sulla capacità delle istituzioni politiche di adempiere ai propri compiti.

Nel mondo digitale e dei social media, che non sono legati a territori fisici specifici, emerge un ulteriore interrogativo: qual è il ruolo dello Stato e della democrazia? Questi concetti “metaterritoriali” non dipendono dalle tradizionali dimensioni geografiche. Se la democrazia liberale ha avuto origine nell'era industriale e si è evoluta con le tecnologie comunicative del passato, quali telegrafo, radio, telefono e televisione, ciò solleva un interrogativo sul futuro di democrazia e Stato nell'era digitale e dell'intelligenza artificiale.

Storicamente, abbiamo visto esempi di democrazie funzionanti in comunità più piccole, come le prime società agricole o le antiche città-stato, ma non abbiamo ancora assistito a esempi di democrazie che coinvolgano milioni di persone su territori estesi come le moderne nazioni.

La democrazia, in ultima analisi, è una conversazione e un'immaginazione condivisa del futuro. Oggi, grazie alla potenza della tecnologia, milioni di persone possono dialogare e scambiare informazioni e conoscenze in tempo reale. Tuttavia, non abbiamo ancora delineato una mappa precisa per uno Stato democratico in questo nuovo contesto digitale. Con l'avvento dell’intelligenza artificiale, è possibile che questa sfida diventi ancora più complessa.

È fondamentale comprendere che il digitale e l’intelligenza artificiale non sono neutri. La tecnologia ha una sua natura intrinseca, e questa consisterebbe nel trasformare il mondo in un luogo migliore per l'umanità e la natura. Attualmente, però, la tecnologia è principalmente nelle mani di grandi aziende che sviluppano algoritmi e piattaforme per il proprio profitto, a discapito di altri valori come la democrazia e lo Stato.

Quindi, quale strada intraprendere? Dovremmo cercare di definire processi deliberativi per il digitale e l’intelligenza artificiale. Dovremmo costruire e definire AI e piattaforme digitali orientate al bene comune, magari attraverso forme iniziali di proprietà collettiva. Lo sviluppo, l'accesso e l'uso di queste risorse dovrebbero essere gestiti dalle comunità che ne discutono e ne decidono. Questo è un impegno enorme che richiede la collaborazione di tutti coloro che sono orientati verso il bene comune. La mappa del futuro digitale e delle nuove forme di democrazia è ancora da disegnare, e spetta alle comunità assumersi questa responsabilità prima che lo faccia qualcun altro.