Attacco politico. Buona fede. Anche gli altri fanno così. Sono questi gli argomenti utilizzati da Marco Chiesa e Piero Marchesi per difendersi dalle accuse mosse dall’inchiesta del Tages Anzeiger sui punti oscuri della loro fiduciaria, la Ticiconsult Sagl. Ricordiamo che questa società non ha avuto in organico, per 14 mesi, un fiduciario iscritto all’albo. Ciò che è contrario alla legge cantonale sui fiduciari (LFid) e alla giurisprudenza adottata dall’Autorità di vigilanza cantonale sull’esercizio delle professioni di fiduciario. Il che è abbastanza imbarazzante da parte dei massimi rappresentanti nazionali e cantonali di un partito, l’Udc, in prima linea a difesa dello stato di diritto.
La difesa della Ticiconsult, rappresentata dall’avvocato Adriano Sala, ha cercato da parte sua di metterla sul giuridico. A suo dire, la presenza in società dell’avvocato – e granconsigliere Udc – Pierluigi Pasi basta per essere in regola. A sostegno di questa tesi è stata diffusa tutta una serie di riferimenti giuridici, compresa una non meglio precisata sentenza del Tribunale federale. Ecco quindi che sui giornali e le testate online del cantone è andato in onda il ritornello dell’estate: “Forse sì, forse no”. Come se la fattispecie si potesse liberamente interpretare. Anche perché, nella nostra Ticinodisco mediatica il ritmo lo hanno tenuto Chiesa e Sala, lui stesso dell’Udc.
La difesa è stata abile a insinuare il dubbio su una vicenda di fatto molto tecnica e di difficile presa sulla cittadinanza. Eppure le cose sono chiare. Lo ha ribadito allo sfinimento il capoufficio della vigilanza Giuseppe Colombi: “Una fiduciaria attiva in Ticino deve avere al suo interno una persona iscritta all’Albo dei fiduciari”. Questo è il primo punto. Punto!
L’altro argomento avanzato dalla Ticiconsult – e ribadito senza indugio da molte testate – è che sono “numerose” le fiduciarie che operano in questo modo: “Dubito che queste società violino tutte la legge, anzi riteniamo che ciò, anche nel loro caso, sia in piena sintonia con l’ordine giuridico cantonale e federale”, ha affermato Adriano Sala, secondo cui tra queste società, alcune sarebbero di proprietà di altri politici ticinesi, tra cui dei candidati alle prossime elezioni. La tattica è scontata: gettare fango su tutto il settore, cosa che come abbiamo potuto verificare non è certo piaciuta agli addetti ai lavori.
Dagli ambienti vicino alla Ticiconsult si è fatto uscire il nome del consigliere nazionale Fabio Regazzi, candidato come Marco Chiesa al Consiglio degli Stati. L’imprenditore possiede sì una società immobiliare, la quale gestisce esclusivamente i beni immobili dell’azienda di famiglia e non opera per conto terzi. Non è proprio la stessa cosa. Non è nemmeno vero che vi sarebbero miriadi di società che violano la legge convinte di non farlo. A darne conferma, ancora una volta, è Giuseppe Colombi secondo cui “fra gli addetti ai lavori l’ambito di applicazione della LFid è chiaro”. Per il capoufficio, i casi in cui la vigilanza è dovuta intervenire per ripristinare la legalità o accertare l’applicazione dei principi legali «sono pochi».
Da un politico – ancor più da chi si sciacqua la bocca con la parola legalità – ci si aspetta il rispetto e la conoscenza delle leggi. Per lo meno di quelle del campo dove dice di lavorare. Certo, si può anche considerare la buona fede. In tal caso, però, sarebbe stato più elegante ammettere l’errore e non discreditare l’intero settore. Ma il punto non è solo questo. La vicenda Ticiconsult non è solo legale, bensì politica. Marco Chiesa dovrebbe semplicemente spiegare cosa fa la sua società e come si guadagna da vivere. È una questione di trasparenza. L’Udc, il partito dei miliardari, vanta una dirigenza di milizia con un presidente nazionale che non è stipendiato. Un tale compito – affiancato dall’attività di consigliere agli Stati – è con evidenza molto impegnativo, al punto che Chiesa si è dovuto dimettere dalla casa anziani che dirigeva. La Ticiconsult e i suoi fondatori non hanno voluto riferire su chi sono i loro clienti. Alcune tracce mostrano però che la fiduciaria ruota attorno alle attività dell’Udc e dello stesso Chiesa. Perché, quindi, quattro giorni dopo la sua nomina a capo del partito, fondare una fiduciaria con il collega Piero Marchesi, di formazione elettricista? Quale è lo scopo reale di questa società, datore di lavoro del più alto dirigente Udc della Svizzera?
Domande politiche, che in Ticino soltanto la candidata Natalia Ferrara ha posto su Facebook. Domande rivolte anche dal Tages Anzeiger, ma che sui media ticinesi non sono state affrontate. E così la vicenda è già uscita dai radar mediatici una volta esaurito il complesso ritornello del “forse sì, forse no” legale. C’è chi, come Andrea Leoni, ha persino definito il caso Ticiconsult un “petardo bagnato”. Ma non si può certo dimenticare che la testata per cui scrive, assieme ad altre, è diretta dall’amico e collega Marco Bazzi, che per il 40% del tempo è impiegato da Soccorso d’inverno, associazione diretta da… Marco Chiesa. La cui contabilità la fa… la Ticiconsult. E vai con la Ticinodisco!
Questo contenuto è stato pubblicato grazie alla collaborazione con il blog naufraghi.ch