I dibattiti

Liceo… eppur si muove!

(Ti-Press)

Chi scrive queste considerazioni ha attraversato il Liceo negli anni Settanta e Ottanta, da studente, e lo sta vivendo dapprima solo come docente e ora anche da funzionario dirigente, ormai da 20-30 anni: possiamo affermare che il Liceo, esattamente come gli altri ordini scolastici, non sta marciando sul posto, al contrario l’attenzione al benessere degli allievi è cresciuta notevolmente rispetto al passato in un’epoca caratterizzata dal fenomeno del disagio di una parte non irrilevante delle nuove generazioni, che mostrano fragilità significative indipendentemente dal percorso formativo scelto. L’attuale configurazione della realtà liceale è fatta anche di formazione dei docenti nell’ambito della docenza di classe, di Collegi dei docenti dedicati alla figura dell’allievo liceale e alla sua evoluzione negli anni, di creazione di una rete di sostegno all’interno delle sedi, composta dai mediatori e da figure del Servizio medico psicologico, del lavoro stesso delle direzioni. Realtà in questo senso oggi non paragonabile con il passato, neppure se comparata ad altri cantoni. In Ticino, dove il tasso di liceizzazione è molto superiore rispetto a buona parte della Svizzera (parliamo di una soglia del 40% di allievi che alla fine della scuola media si iscrivono in una scuola media superiore là dove la media nazionale è del 22%), l’attenzione all’allievo è ancora più necessaria e dovuta: in tal senso nel nostro cantone il liceo è già una scuola di tutti, e di questo ne andiamo fieri.

Gli obiettivi della formazione di una scuola liceale non sono mutati in questi ultimi 30 anni e sono stati di recente confermati per quelli successivi (risale a giugno l’approvazione da parte del Consiglio federale e dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della pubblica educazione della nuova Ordinanza e del nuovo Regolamento concernenti il riconoscimento degli attestati di maturità liceale, ossia la base su cui si fonderà il modello liceale svizzero): il valore della maturità, i cui titolari potranno continuare ad accedere agli studi terziari senza esami, resta immutato e da garantire sul lungo periodo nonostante le mutate condizioni. I dati riportati nella pubblicazione Scuola a tutto campo (2023) testimoniano che dal 1986/87, sul totale degli allievi iscritti nei licei ticinesi, la percentuale di riuscita è immutata e sempre superiore all’81%. Che questo sia accaduto a fronte dei profondi cambiamenti intercorsi nei nostri giovani è la dimostrazione che anche il Liceo è cambiato e ha riconosciuto le loro esigenze, non certo abbassando gli obiettivi, ma ripensandosi come scuola. Lo dimostra anche il fatto che ancora oggi, come già in passato, i risultati degli studenti formati nelle scuole medie superiori, nelle Università, nelle Scuole politecniche federali e nelle Alte Scuole pedagogiche del Paese sono costantemente al di sopra della media svizzera.

Tra le modifiche più recenti, si pensi ad esempio allo spazio che progressivamente è stato dedicato ai laboratori nel piano delle lezioni settimanali (di italiano, matematica, francese, tedesco, scienze sperimentali, informatica e geografia), uno spazio in cui il lavoro del docente con l’allievo viene condotto a ranghi ridotti e con modalità di insegnamento differenti, in cui maggiore attenzione viene posta all’individualità dell’allievo e in cui si svolge un lavoro approfondito sulle competenze attraverso i contenuti (che rimangono un caposaldo imprescindibile nella costruzione del sapere, perché non esiste nessuna formazione che mira a obiettivi di apprendimento complessi basata sui soli contenuti o sulle sole competenze). Inoltre, si pensi all’attenzione posta alle competenze di base nei due linguaggi fondanti, la lingua italiana e la matematica, in seguito alla pubblicazione dell’Appendice del 2016 al Piano quadro degli studi per le scuole di maturità, per cui al liceo oggi – cosa che non si faceva in passato – è ad esempio compito dei docenti pensare ad attività nelle classi prime dedicate alla presa di appunti. Si pensi anche alla didattica dell’oralità, per cui in molteplici materie, non solo nelle lezioni di italiano, gli allievi si trovano impegnati in percorsi didattici per i quali l’acquisizione di una buona capacità di esprimersi compiutamente e con chiarezza in pubblico è parte integrate degli obiettivi da raggiungere. Infine si pensi all’ambito della valutazione, anch’esso oggetto di riflessioni e cambiamenti, grazie al gran lavoro di condivisione e confronto all’interno dei gruppi di materia delle singole sedi e dei gruppi disciplinari cantonali: valutazioni in comune, confronto su tipologie di lavori scritti che non si basino sul mero esercizio di memoria (che in ogni caso non va demonizzato a meno che si voglia demandare al dispositivo informatico tutta la nostra conoscenza), correzioni in comune ecc. Tutti questi sono elementi importanti, presenti nella scuola post-obbligatoria di oggi molto più di quanto non lo fossero in passato.

Tocchiamo infine l’annoso tema della “nota”. Il Liceo deve preparare a studi terziari allievi che arrivano dalla scuola dell’obbligo, scuola alla quale non spetta l’impegno esclusivo di preparare gli allievi per il liceo, ma che ha il complesso compito di crescerli per una formazione obbligatoria fino ai 18 anni, fra cui vi è anche il liceo. Che questo avvenga senza l’utilizzo della “nota”, quando all’università i nostri studenti dovranno affrontare gli esami e nel mondo del lavoro il raggiungimento cadenzato di obiettivi, è una pericolosa utopia; i licei non sono scuole il cui ordinamento afferisce soltanto al singolo cantone; il primo obiettivo della formazione liceale è preparare gli studenti permettendo loro di acquisire l’idoneità generale agli studi superiori, in un Paese la cui politica scolastica considera che sulle conoscenze e sulle competenze qualificate di molti suoi cittadini si fonda la sua vera ricchezza.

Che il percorso formativo al liceo non si trasformi in una corsa a ostacoli fra “note” in una scuola-esamificio, per usare la conosciuta espressione coniata da Giovanni Orelli, è invece qualcosa su cui ci troviamo d’accordo con il docente Realini e su cui da decenni riflettono e si confrontano i docenti liceali e, insieme a loro, chi li forma e chi qui ha scritto.