Preoccupa la polemica sull'Agenda scolastica, sì. Innanzitutto per lo spazio e l'intensità del dibattito, del tutto sproporzionati considerata l’entità della questione, ma anche per la totale mancanza di attenzione all'impatto che certe esternazioni possono avere sulle persone coinvolte.
La scuola dovrebbe garantire a chiunque, fin dai primi anni, un ambiente sano, sicuro, rispettoso e un’educazione libera da discriminazioni di ogni sorta, che non metta a repentaglio la salute fisica e mentale.
Tra i diritti fondamentali, tutelati anche dalla nostra Costituzione, c'è anche quello di poter vivere ed esprimere liberamente la propria identità ed espressione di genere o l'orientamento sessuale: nell’ambiente scolastico ancora più che altrove (perché è proprio lì che si forma la società di oggi e di domani!), questi diritti dovrebbero essere non solo protetti, ma anche promossi.
Chi teme che giovani che mai prima di allora avevano riflettuto sulla propria identità, si facciano improvvisamente assalire dai dubbi leggendo l’Agenda 2023-2024, dimentica principalmente due cose: la prima è che l’adolescenza è l’età della ricerca di identità e personalità. Sono gli anni delle domande: difficilmente un’agenda scolastica instillerà dubbi, piuttosto aiuterà chi ne ha bisogno a trovare risposte.
La seconda questione che si dimentica è grave per le sue conseguenze: il bullismo e le discriminazioni omofobiche o legate al genere sono molto diffuse e creano gravi danni alla salute mentale e fisica di migliaia di giovani in Svizzera. Uno studio dell'università di Ginevra indica che il rischio di suicidio tra giovani adolescenti che non si identificano interamente con il genere assegnato alla nascita, è di cinque volte superiore alla media. Oltre la metà di questo gruppo ha già subito aggressioni fisiche o verbali prima dei vent'anni e ne porta le conseguenze sulla propria salute mentale. Anziché perdere tempo ed energie in sterili polemiche, dovremmo occuparci con urgenza di queste tematiche perché, anche in Ticino, non stiamo facendo abbastanza. Benvengano dunque le occasioni, gli spazi, gli spunti per parlarne, tra adolescenti, con insegnanti o con persone esperte.
Prevenire la violenza e le discriminazioni fondate sul genere in ambito scolastico, che si tratti di identità o di espressione o di aspetto, necessita una maggior consapevolezza e una miglior preparazione del corpo insegnante. L’Agenda scolastica non basta, ma è certamente un buon punto di partenza. Le questioni di genere vi vengono formulate discretamente e per una volta evitando stereotipi: le pagine dell’Agenda sono anche in questo senso uno spazio prezioso.