Sabato 19 agosto 2023, quale cittadino ticinese ho vissuto un’esperienza straordinaria durante il viaggio in automobile da Lucerna a Locarno attraverso il Gottardo.
Dopo avere appreso che la coda autostradale per entrare in galleria aveva raggiunto i 6 chilometri, ho deciso di optare per il passo del Gottardo. Tuttavia, al momento di uscire dall’autostrada ad Amsteg, mi sono imbattuto in una situazione inconsueta.
Le corsie d’uscita venivano segregate: quella di sorpasso era aperta verso Göschenen-galleria, quella centrale era bloccata da un divieto di circolazione (rosso), mentre la corsia di destra d’uscita era ostruita da automobili quasi ferme. Dopo 15 minuti di colonna, raggiunto lo svincolo, sono stato costretto a rientrare sull’autostrada in direzione di Wassen da due addetti alla sicurezza, non poliziotti. Sorprendentemente, questa misura discriminatoria di polizia veniva applicata a tutti gli automobilisti incolonnati, tranne che a uno zurighese e, verosimilmente, ai residenti urani della strada cantonale secondaria. Gli argomenti di essere svizzero, ticinese, di avere il diritto di transito e di avere programmato un pranzo a Hospental, non servirono a nulla: dovevo rientrare in autostrada e uscire a Wassen. Prima di uscire a Wassen, ho dovuto fare ulteriori 15 minuti di colonna in autostrada, e all’uscita vi era un semaforo temporizzatore che cadenzava l’entrata sulla cantonale.
Questo episodio solleva alcune questioni importanti: la mancanza di comunicazione preventiva da parte della polizia urana del divieto di uscita da uno svincolo federale esistente causa inutili ritardi per centinaia di automobilisti; la decisione di filtrare il traffico in uscita dall’autostrada ad Amsteg, tra strade nazionali, riconducendolo sistematicamente verso un ingorgo autostradale, senza l’offerta di una adeguata “corsia dinamica parziale” di uscita a Wassen (analoga alla Cupra leventinese) per raggiungere il passo è discriminatoria, non rientra nelle recenti direttive Ustra e solleva quesiti legali, sembrando essere irrispettosa della legge sulle strade nazionali né giustificata da clausola di polizia.
Queste azioni di polizia sembrano violare dei principi contenuti nei protocolli della Convenzione delle Alpi e l’accordo tra la Svizzera e l’Ue sul traffico stradale.
Rendendo il transito disagevole e discriminatorio il Cantone Uri sembra adottare proprie politiche di limitazione del traffico di polizia, che potrebbero essere non conformi non solo alla legge svizzera sul mercato interno ma anche a Convenzioni internazionali.
In definitiva, questa esperienza mette in luce la necessità, per la Confederazione, di osservare e coordinare meglio la politica del traffico di polizia nel Cantone Uri per garantire che sia equa, conforme alle leggi e non discriminatoria nei confronti dei non residenti locali.