Il progetto di riforma fiscale presentato qualche settimana fa dal Consiglio di Stato è un raffinato sistema di specchi e leve per propinare alla popolazione ticinese l’ennesimo «regalo ai ricchi»? Così sembra vederla il collega capogruppo del Ps in Gran Consiglio Ivo Durisch, che ha preso posizione in un articolo apparso su questo quotidiano.
Lasciando perdere le letture ideologiche, conviene che ragioniamo a partire da due dati di fatto incontestabili. Primo: ogni ente pubblico ha bisogno di denaro per finanziare i propri servizi, e se lo procura attraverso le imposte. Secondo: in Ticino il sistema fiscale è molto sociale, al punto che un contribuente su quattro è esentato da ogni contributo finanziario al bene comune.
La combinazione fra questi due fatti ne produce un terzo: pochi soggetti facoltosi pagano gran parte delle imposte – persone che, tra l’altro, spesso contribuiscono al benessere del Cantone anche con la creazione di posti di lavoro.
Di conseguenza, mi sembra evidente che è nell’interesse di tutti noi, anche di chi paga poche o zero imposte, che il nostro territorio continui ad attirare questo tipo di buoni contribuenti, oltre a trattenere quelli che già risiedono in Ticino. Della loro presenza beneficiamo tutti.
La riforma fiscale proposta dal Consiglio di Stato tiene conto di queste considerazioni, e ci permette di guadagnare qualche posizione, nella sempre aspra concorrenza fiscale intercantonale. Ma non c’è solo questo: il progetto ha il merito di ammodernare alcuni aspetti del tutto sorpassati della attuale legge tributaria.
Penso in particolare al tema delle donazioni e successioni, che oggi in Ticino vede fortemente discriminati i concubini, i partner consensuali e i loro figli e nipoti: persone che, con il sistema in vigore oggi, pagano sui beni ereditati l’aliquota massima, pari al 41% (!). È un bene che il Governo proponga finalmente di correggere questa ingiustizia palese, adattando il sistema tributario alla realtà del Paese, e ai nuovi concetti di famiglia e società. Non è questo forse il «progresso sociale» che, almeno a parole, è sempre al centro dell’attenzione delle forze progressiste?
Un discorso identico vale per l’imposizione dei capitali del secondo pilastro. Si tratta di risparmi che le persone accumulano grazie al lavoro di una vita, che oggi in Ticino, sono tassati in maniera sproporzionata rispetto ad altri Cantoni – anche molto vicini a noi, come i Grigioni. Questa imposizione eccessiva non passa inosservata: diversi contribuenti scelgono infatti di traslocare altrove in Svizzera, proprio a ridosso del pensionamento, per non vedersi sottrarre una quota eccessiva del denaro che poi servirà loro per vivere durante la vecchiaia.
Il progetto del Governo contiene infine un gesto di attenzione verso i lavoratori, che farà la differenza soprattutto per quelli del ceto medio-basso: l’aumento della deduzione forfettaria per le spese professionali.
Il Plrt condivide la direzione imboccata dal Consiglio di Stato: finalmente abbiamo un progetto concreto sul tavolo, e siamo ben disposti a lavorare per costruire un ampio consenso politico e migliorare l’attrattività del nostro Cantone. Come gruppo parlamentare, faremo la nostra parte anche proponendo misure aggiuntive per sostenere il ceto medio (famiglie, anziani, piccoli artigiani e professionisti).
Come sempre, di fronte alla necessità di una riforma ci sono due atteggiamenti possibili: lavorare per ottenere benefici a favore del massimo numero possibile di persone, oppure trovare argomenti per rallentare o bloccare ogni cambiamento. In Svizzera, oggi molte riforme urgenti sono bloccate proprio dagli sforzi di chi vuole evitare ogni trasformazione – e allora, chissà che la riforma fiscale del Canton Ticino non riesca a dare un esempio positivo, con una scossa benefica anche per il resto del Paese.