A giorni (se non a ore) il Consiglio di Stato pubblicherà il messaggio relativo alla proposta di modifica dei contributi da versare da parte degli assicurati e dei datori di lavoro IPCT. Questa proposta di modifica sarà una parte delle “misure di compensazione” di fronte alla decisione di diminuire il tasso di conversione (fino al 5,2% verosimilmente) e quindi di una riduzione del 20% delle future rendite pensionistiche. Questo dopo che nel 2012 erano già state diminuite mediamente del 20%. In contemporanea il Consiglio d’amministrazione dell’IPCT, composto di fatto dalle stesse forze politiche presenti nel Consiglio di Stato, dovrebbe presentare altre “misure di compensazione” indirizzate agli assicurati che hanno superato i cinquant’anni.
A costo di sembrare ripetitivi vale la pena ripetere quanto la Rete a difesa delle pensioni va dicendo, da una manifestazione all’altra, nel corso dell’ultimo anno: e cioè, in sostanza, che in 10 anni il personale assoggettato all’IPCT (ossia dipendenti dell’amministrazione cantonale, docenti cantonali e comunali, impiegati di diverse amministrazioni comunali, case anziani e diversi istituti sociali) si vedranno ridurre il valore delle loro future rendite pensionistiche mediamente del 40%.
Nell’attesa di conoscere e analizzare i dettagli delle proposte, vale la pena ribadire alcuni concetti.
La responsabilità politica di questi tagli massicci è da ricondurre ai partiti di governo con l’aggiunta di UDC e Verdi. I primi, come detto, sono anche presenti direttamente e indirettamente nel CdA dell’IPCT. Nel 2012, al momento del primo taglio del 20%, tutti questi partiti avevano accettato i “pilastri” su cui poggiava la riforma della cassa pensione: un tasso tecnico del 3,5% e un interesse di remunerazione degli averi di vecchiaia che sarebbe passato dal 2% al 4%. Sulla base di questi elementi, era stato deciso un contributo di risanamento di 454 milioni da versare a rate dal 2013 al 2051.
In quella discussione l’MPS fu l’unico partito a opporsi al taglio delle rendite del 20% e alla riforma in quanto tale, sostenendo che le previsioni erano completamente farlocche. E in effetti i “pilastri” di quella riforma si rivelarono subito sbagliati: già nel rapporto di gestione 2013 dell’IPCT si annunciava una riduzione del tasso tecnico dal 3,5% al 3%. Una riduzione in seguito costante fino ad arrivare, nel 2020, all’1,5%.
Questa riduzione di 2 punti percentuali ha volatizzato in 10 anni un miliardo di franchi. Nel 2020 il Consiglio di Stato ha chiesto al Gran Consiglio di compensare metà di questa somma con un contributo a fondo perso di 500 milioni. Contributo che tutti i partiti in Gran Consiglio, ancora una volta con la sola attiva opposizione del MPS, hanno rifiutato di concedere optando per una controproposta: un prestito obbligazionario di 700 milioni, raccolto dal Cantone e “girato” all’IPCT affinché lo facesse rendere sul mercato dei capitali per “risanare” la cassa. Una proposta che appariva per quello che è, un imbroglio fallimentare che, come ci si poteva attendere, non si è nemmeno concretizzata.
Per il momento gli unici chiamati a compensare questo miliardo sono stati i dipendenti. La promessa fatta loro di retribuire i loro averi di vecchiaia con interessi che dovevano partire dal 2% per arrivare, nel 2022, al 4% non è stata mantenuta. Dal 2013 al 2022 la somma dei mancati interessi percepiti si eleva a circa 500 milioni che invece d’essere distribuiti tra gli assicurati sono andati a coprire gli errori fatti dai partiti di governo e da quelli che avevano sostenuto la riforma del 2012.
Ma le disgrazie per gli assoggettati all’IPCT, non sono finite qui. Nel 2019 il CdA dell’IPCT, composto da 5 rappresentati dei partiti di governo e 5 rappresentanti dei sindacati VPOD, OCST e CCS, hanno deciso di tagliare le future rendite di vedovanza. Un taglio del 25% per chi si trova già al beneficio della pensione e del 10% per i futuri pensionati. Detta in parole povere: le/i future/i vedove/i dei pensionati o del personale attivo si vedranno ridurre del 25%, rispettivamente 10 %, le loro rendite al momento del decesso del loro congiunto.
Questa misura ha comportato un risparmio per la cassa di ben 151 milioni (dati 2019). È grazie a questo un po’ macabro tesoretto che nei prossimi giorni i partiti di governo, con la casacca del Consiglio di Stato e dell’IPCT, annunceranno gioiosamente che gli assicurati IPCT potranno star tranquilli, l’ennesimo taglio delle loro rendite sarà compensato… grazie a risparmi fatti sempre sulla loro pelle.