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Banda ultra larga: Iniziativa cantonale in dirittura d'arrivo

“Il Consiglio federale prosegue i lavori per una rete a banda ultra larga in tutta la Svizzera”, è il titolo del comunicato stampa del Consiglio federale del 28 giugno purtroppo passato inosservato in Ticino.

Comunicato che inizia: "Affinché in tutta la Svizzera la popolazione e l'economia possano beneficiare della digitalizzazione, occorre un'infrastruttura a banda larga affidabile in tutte le regioni. Con il rapporto sulla strategia della Confederazione in materia di banda ultra larga, il Consiglio federale mostra come sarà possibile garantire una connessione Internet veloce anche nelle regioni in cui l’estensione non è conveniente per il settore. L’Esecutivo ha incaricato il Datec di elaborare, entro fine anno, delle proposte per il seguito dei lavori. Nella sua seduta del 28 giugno scorso, il Consiglio federale ha approvato il rapporto sulla strategia della Confederazione in materia di banda ultra larga in adempimento dell’omonimo postulato della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N)."

Eppure il “Rapporto sulla strategia della Confederazione in materia di Banda ultra larga” era stato richiesto al Consiglio federale (Cf) nell’ambito della discussione in CTT-N sull’Iniziativa cantonale ticinese “Garantire un’offerta capillare di servizi di banda ultralarga su tutto il territorio nazionale” che gira sui tavoli commissionali dal 2016.

Iniziativa cantonale che avevo proposto al Gran Consiglio nel 2015 quando il Consiglio di Stato (CdS), nel Messaggio 7034 sulla mozione “Fibra ottica a domicilio non perdiamo tempo”, ipotizzava contributi cantonali tra 83 e 166 mio, cioè il 10% degli investimenti necessari per collegare il 90% del territorio cantonale alla rete fibra ottica.

Regioni periferiche fuori mercato

CdS che, pur ammettendo che la Svizzera si trovasse già allora al 1° posto fra i Paesi Ocse per collegamenti alla rete fissa banda larga, paventava un ipotetico “digital divide” a venire tra il nostro Paese e il contesto internazionale e, in particolare, all’interno del Paese per le regioni periferiche.

CdS che affermava “Sebbene la Confederazione si sia interessata a questo tema gli studi effettuati non hanno permesso di trovare una soluzione condivisa a un potenziale Digital Divide”.

Ebbene con quanto pubblicato il 28 giugno è palese che la Confederazione si stia interessando concretamente al tema quantificando a 1’400 mio gli investimenti nelle zone periferiche che il mercato non coprirebbe. Importo che si propone di finanziare o dalle casse federali o dagli introiti delle aste per le frequenze della telefonia mobile che finora hanno fruttato 1’372 mio alla Confederazione. Questa era una delle ipotesi di finanziamento che avevo esposto nell’iniziativa cantonale del 2015.

L’Iniziativa cantonale avanza

Iniziativa che avanza pur avendo rischiato a più riprese di essere bocciata, la prima volta nel 2017 agli Stati, ma soprattutto dopo che I’Ufcom ha pubblicato nel 2018 un primo rapporto che quantificava in 4 mia i costi non coperti dal mercato, quindi da finanziare. L’Iniziativa fu però sospesa in attesa della decisione su una mozione adottata nel 2019 che chiedeva di aumentare a 10 Mbit/s il servizio universale.

Poi la CTT-N, riprendendo l’Iniziativa cantonale, nel 2020 ha richiesto l’aumento a 80 Mbit/s nel servizio universale e nel 2021 il citato Rapporto sulla strategia banda ultra larga.

Nel 2022 il CF ha modificato l’ordinanza per il servizio universale aumentando la velocità a 80 Mbit/s, la più alta al mondo, e adesso è arrivato il rapporto citato.

Pur a conoscenza dell’avanzamento dell’Iniziativa cantonale a Berna, il CdS ha presentato lo scorso anno un messaggio da 95 mio per finanziare proprio quanto l’Iniziativa cantonale chiede sia finanziato dalla Confederazione. Ricordo che la Confederazione dalla liberalizzazione delle telecomunicazioni ha incassato molto: vendita azioni Swisscom più dividendi per oltre 20 mia e appunto aste frequenze per 1,4 mia. Non si capisce perché il Cantone voglia assumersi i costi dei danni collaterali della liberalizzazione.

Dopo l’ordinanza 80 Mbit/s, il Cf sta ora lavorando per attuare l’Iniziava cantonale a livello legislativo. Il nuovo direttore del Datec Alfred Rösti ha commentato così su Instagram la decisione del Cf: “Per me è importante assicurare un buon sviluppo economico di città e campagna. Su incarico del Cf il mio Dipartimento farà alcune proposte per un collegamento Internet più veloce nelle regioni periferiche.”

La prossima legislatura si arriverà al dunque, dovremo vegliare affinché il finanziamento federale sia al 100 per cento.