Il “Corriere del Ticino” di venerdì 23 giugno ha pubblicato in prima pagina un articolo del dott. Tito Tettamanti dal titolo “Le due sinistre”. Un articolo il cui uso temo possa favorire chi desidera trasformare la dialettica interna alla sinistra in un fossato incolmabile.
Conosco personalmente il dott. Tettamanti che è persona di successo, intelligente e informata. Conoscendolo e apprezzando le sue qualità, ho potuto anche constatare quanto sia profondamente conservatore nel senso che desidera la conservazione di quel mondo economico e politico nel quale ha raccolto i suoi successi. Questo nonostante le contraddizioni crescenti che questo mondo continua a sviluppare: disparità di reddito e di opportunità, riscaldamento climatico, incapacità di rispondere almeno in modo razionale (se non umano) ai flussi migratori in parte conseguenza proprio del riscaldamento climatico, diffusa elusione ed evasione fiscale che sottraggono agli Stati i mezzi necessari per affrontare i problemi più urgenti, guerre imperialiste. Contraddizioni che ne stanno minando le fondamenta.
Nel suo articolo il dott. Tettamanti rivolge anche degli apprezzamenti lusinghieri alla mia attività politica che ritengo sinceri e per i quali lo ringrazio, ma che, nel contesto di un articolo nel quale Consiglieri di Stato che hanno messo le basi dello “stato sociale” in Ticino come Benito Bernasconi vengono definiti “pallidi successori del grande capo” (Canevascini), sembrano servire soprattutto ad approfondire vecchie divisioni nella sinistra ticinese.
La tela di fondo della sua narrazione è composta dalle divisioni storiche della sinistra mondiale e ticinese, ma con una contrapposizione inedita: non tra socialdemocrazia e comunismo (che oramai per la Destra, e non solo, è un nemico sconfitto), ma tra socialdemocrazia e “progresso”. Su questa tela di fondo viene rappresentata anche la recente uscita dal Ps Ticino di Amalia Mirante e la creazione da parte sua di un nuovo Partito che ha conquistato tre seggi in Gran Consiglio. Così (citazione dall’articolo) il dott. Tettamanti afferma apoditticamente che “Mirante è una socialdemocratica, mentre il Ps è oggi un partito progressista”. Un Partito, e cito, dove “gli elettori delle frange operaistiche di un tempo sono stati sostituiti da un ceto medio più intellettualizzato costituito da funzionari pubblici, operatori nella comunicazione, professionisti, docenti, operatori sociali e del sanitario”. Lavoratori “uniti e divisi tra loro da una serie di istanze che vanno dal clima, all’apertura nei comportamenti sessuali, ad estremismi femministici (sic), a nuovi concetti sulla famiglia, al rinnegamento della cultura occidentale (?) e altro ancora, ma con il collante dell’antiautoritarismo. Vogliono un’altra società”.
Certo non viviamo più nell’era del fordismo e lo sviluppo della ricchezza ottenuta anche dalla libera iniziativa, pur se mal distribuita, accanto a nuovi rischi, ha aperto anche nuove prospettive e reso possibili e auspicabili nuovi diritti. Diritti che fanno parte proprio della cultura occidentale. Rimanendo fedeli allo Stato di diritto e alla democrazia, che riteniamo conquiste irrinunciabili dell’umanità, i socialdemocratici lottano per un ruolo centrale dello Stato nel garantire una diversa ripartizione delle risorse e nell’evitare che gli arricchimenti stratosferici di pochi avvengano scaricando sulla collettività gli effetti negativi e i relativi costi causati da una attività di produzione privata (le famose esternalità). La socialdemocrazia ha certamente conosciuto molte varianti al punto che Bobbio, Matteucci e Pasquino nel “Dizionario di politica” affermano che “il termine è preferibile usarlo nella forma plurale anziché singolare”, ma in tutte le forme che hanno assunto le socialdemocrazie non sono mai state conservatrici (che è il contrario di progressiste). Non hanno mai rinunciato a lottare, spesso con i Sindacati, per un progresso responsabile. In definitiva proprio per una società migliore, quindi anche diversa.