Il prossimo 18 giugno il popolo svizzero non potrà salvare il clima, potrà invece evitare di mettere ulteriormente a rischio l’approvvigionamento elettrico del paese. La Svizzera è responsabile solo dello 0,1% delle emissioni di CO2 mondiali, un’inezia. Anche con i dati pro capite il nostro paese è tra i più virtuosi. Infatti, con 4 tonnellate all’anno è nettamente più virtuoso dei paesi a noi vicini: la Spagna 4,99 ton; Italia 5,41 ton; l’Austria 7,5 ton. Alcuni dati sono ancor più interessanti: l’ecologica Germania, spesso presa quale esempio, produce ben 8,06 ton., il doppio della Svizzera. Dato da attribuire alla sua estrema strategia energetica, che sta puntando tutto sulle energie rinnovabili, tanto da mettere l’approvvigionamento del paese a rischio e obbligarla al riavvio di diverse inquinanti centrali a carbone. La Francia, paese spesso contestato per la forte presenza di nucleare, produce poche emissioni, simili a quelle della Svizzera. Possiamo trarre due semplici conclusioni: la prima è che i paesi che hanno adottato strategie energetiche ideologiche estreme – come la proposta in votazione il prossimo 18 giugno – hanno scoperto gli effetti negativi – la pezza per risolverli si è rivelata addirittura peggiore del buco. Il secondo è che faremmo bene a non imitarli.
A preoccupare sono però gli obiettivi estremi contenuti nel testo in votazione: con diverse tappe di avvicinamento, entro il 2050 le emissioni di CO2 dovranno essere annullate. Anche se non espresso chiaramente nel testo di legge in votazione, presto si renderà necessario vietare la circolazione di automobili a combustione (benzina e diesel) per puntare tutto sulla mobilità elettrica e proibire gli impianti di riscaldamento a olio combustibile. I sostenitori di questa legge affermano che il divieto non è ancora stato decretato, è vero e lo confermo. Ma se gli obiettivi zero emissioni sono concreti, allora questi divieti dovranno presto essere pronunciati. Il 60% dell’energia che fa funzionare il paese è fornita dal carbon fossile, la sua sostituzione provocherà un raddoppio del fabbisogno di energia elettrica, che già oggi scarseggia non solo nel nostro paese, ma in tutto il Continente europeo, rendendoci sempre più dipendenti dall’estero e dagli umori del mercato elettrico. Un ultimo commento lo meritano i costi. I sostenitori insistono che, a differenza della Legge sul CO2 bocciata dal popolo, questa legge non prevede tasse. Dimenticano però che i 387 miliardi di franchi che si renderanno necessari per attuare il progetto in 30 anni (stima dell’Associazione delle banche svizzere) non cadono dal cielo, ma sono finanziati con i soldi dei contribuenti. Uno studio dell’Empa prospetta un aumento dei costi energetici annui per ogni cittadino di questo paese a 6'600 franchi. Questa legge non salverà il clima, metterà però a rischio l’approvvigionamento elettrico del paese e farà esplodere i costi a carico di cittadini e Pmi.