In merito all’articolo di fondo della Regione di mercoledì 10 maggio scorso dal titolo fantascientifico “Viaggio allucinante nell’Innerspace” e all’articolo, nelle pagine interne, dei giornalisti Manna e Scarinci vorrei esporre alcune brevi considerazioni.
Capisco che il mio atto parlamentare possa dare fastidio alla linea editoriale del giornale. Si vede quindi che ha colto nel segno e di questo non posso che rallegrarmi. Non sono certamente un “Homo sapiens” al vostro livello, ma neppure un giurista dilettante. Il vostro giornale ha speso ben tre colonne tentando di esplorare la genesi del diritto di sciopero, citando largamente verbali del Gran Consiglio del lontano 1997. Segnalo che il diritto di sciopero, sancito dalla Costituzione federale, risale al 1° gennaio 2000 ed è manifestamente il diritto superiore: non ha quindi alcun senso attardarsi a commentare dibattiti cantonali precedenti. L’articolo 28 della Costituzione alla cifra 3 disciplina lo sciopero e recita testualmente: “lo sciopero e la serrata sono leciti soltanto se si riferiscono ai rapporti di lavoro e non contrastano con impegni di preservare la pace del lavoro o di condurre trattative di conciliazione”. La norma costituzionale è confermata dal Tribunale federale in una sentenza ticinese del 6 settembre 2017 pubblicata nella raccolta ufficiale. Risulta quindi evidente, come giustamente osserva il Consiglio di Stato, che mentre sono in corso trattative tra le parti (sindacati e Consiglio di Stato) lo sciopero non era né opportuno né lecito.