La passata stagione invernale è stata palesemente la più difficile per le stazioni sciistiche ticinesi. Senza neve naturale, in Ticino, è difficile sciare. Nonostante le poche, quasi nulle, precipitazioni le stazioni sciistiche in Ticino si sono rimboccate le maniche e hanno saputo offrire, con le limitate risorse a loro disposizione, qualche chilometro di pista su cui poter sciare. Un mio plauso va sicuramente alla loro resilienza, perché consapevoli che una stazione sciistica non significa solo divertimento per grandi e piccini sulla neve ma anche, e soprattutto, il sostentamento di valli che a causa della centralizzazione di aziende e centri di interesse, si trovano sempre più in difficoltà. Il Cantone cerca a suo modo di sostenere queste attività con il tanto discusso “sussidio sulla manutenzione”, voglio però ricordare che uno studio, commissionato proprio dal Cantone qualche anno fa, ha dimostrato che “Per ogni franco concesso alle stazioni sciistiche come sussidio cantonale viene generata (in Ticino) una produzione lorda (diretta e indiretta) di 16 franchi” (Studio Rütter Soceco "Importanza economica e turistica degli impianti di risalita sussidiati - inverno 2014/15"). Questo dimostra l’importanza che queste stazioni sciistiche hanno sul territorio.
Durante e dopo questa disastrosa (per il Ticino) stagione invernale, ho letto e sentito molte critiche e i soliti commenti “le stazioni sciistiche sotto i 1’200 metri non hanno più senso”, “in Ticino le stazioni sciistiche dovrebbero chiudere”, “si dovrebbe puntare maggiormente sull’estate” e così via.
Grazie alle mie esperienze professionali, negli ultimi 14 anni, ho potuto toccare alcune interessanti realtà alpine: stazioni sciistiche aperte tutto l’inverno, con ottima affluenza posizionate a 800 m.s.m.; piccole stazioni sciistiche (36 km di piste) che trasportano in una stagione invernale 120'000 sciatori; così come grandi destinazioni ormai leader del mercato.
Il comune denominatore in tutti questi casi è: “Offrire un prodotto completo”. Prodotto completo non significa solo apertura sulle 4 stagioni. Significa poter proporre al cliente, oltre alle attività di montagna (sci, sci di fondo, slittino, racchette, passeggiate, Mtb, Downhill, parchi avventura…) anche: posti letto (hotel, ostelli, appartamenti), negozi sportivi, ristoranti, altri negozi e attività collaterali (Wellness, Tennis, golf…) e non da ultimo un impianto di innevamento completo ed efficiente. Chiaramente tutto deve essere proporzionato alla destinazione. Purtroppo, in Ticino una realtà di questo genere ancora non esiste. È quindi inutile confidare che la soluzione sia spostare l’attività al periodo estivo facendo credere che sia la panacea senza avere come base un’offerta efficiente.
Non interpretate in modo sbagliato, non si tratta di costruire in maniera compulsiva nuovi edifici e trasformare in un parco giochi la montagna. Si tratta di rivitalizzare edifici dismessi, creare connessioni con alpeggi per favorire la creazione di piccoli alloggi, sistemare le piste da sci togliendo qualche sasso, così oltre a garantire una pista con pochi cm di neve si migliorano i pascoli sugli alpeggi. Non serve poi una piscina olimpionica per fare un’area Wellness, basta una tinozza e una casetta in legno. Nulla che abbia un impatto significativo sull’ecosistema alpino.
Un ente pubblico non può chiaramente farsi carico di tutti questi investimenti, quello che però può fare è promuovere questa visione agevolando la ristrutturazione di edifici, la sistemazione di terreni e facendo da intermediario tra i diversi portatori di interesse: destinazione, privati, Patriziati, Comuni, uffici turistici, investitori ecc. o creare anche un piccolo fondo di rilancio per le zone di montagna a carattere turistico.
Offrendo un prodotto completo e sciando/camminando tutti nella stessa direzione, solo così si potrà sperare in un futuro roseo e sostenibile per le regioni di montagna.