Come ampiamente riportato dalla stampa scritta e parlata, Silvio Berlusconi è stato assolto da ogni accusa di corruzione di minorenni e, se vogliamo, di maggiorenni. La cosa evidentemente non va giù agli antiberlusconiani italiani e nostrani, questi ultimi a rimorchio dei primi. Franco Zantonelli, giornalista de laRegione, nell’editoriale del 18 febbraio scorso, cavalca alla grande la tiritera berlusconiana, che, a scadenze regolari, nell’ultimo decennio, ha tenuto banco nelle cronache della vicina penisola. A parte le amenità concernenti Ruby Rubacuori e Hosni Mubarak che ai fini del processo si sono rivelate dei flop, Zantonelli parla di prostituzione minorile, di telefonate alla questura di Milano in favore di Ruby, che, da sole sarebbero bastate per porre fine alla carriera politica di Silvio Berlusconi. Secondo costui, l’assoluzione è dovuta a un errore giudiziario della Procura di Milano, riscontrata e impugnata dagli avvocati di Berlusconi. Non so se Zantonelli abbia letto o meno le motivazioni della sentenza, la quale, a non avere dubbi, sarà basata su dati di fatto incontestabili. Che dell’errore della Procura di Milano ci si sia accorti dopo dieci anni lascia per lo meno perplessi. Siccome chi scrive legge anche qualche giornale italiano, al fine, se non proprio smentire, almeno relativizzare gli accadimenti che portarono alla costante persecuzione di Berlusconi, mi affido al direttore di Libero, Vittorio Feltri, il quale in un articolo di commento alla sentenza dice, cito: "Quelli che hanno descritto Arcore come un bordello, hanno visto lucciole per lanterne. Se i magistrati avessero interrogato me, amico e occasionale invitato del cavaliere, prima di accusare a vanvera l’ex-premier di maniaco sessuale, non lo avrebbero perseguitato sadicamente per oltre dieci anni. Silvio è stato massacrato dalla giustizia solo perché ha vinto in tutti i campi: nell’edilizia, nella tv e nel calcio. Il fatto che sia riuscito in alcuni mesi a sfondare in politica con un partito improvvisato ha suscitato una folle rabbia negli avversari di sinistra e nei loro amici togati, da indurli addirittura a processarlo non una ma 136 volte, uscendone sempre vincitore, salvo una volta per una condanna per evasione fiscale di una sua azienda, della quale lui non era responsabile perché uscito dopo essere diventato primo ministro. Condanna ingiusta che gli costò la cacciata dal Parlamento, in base a una legge cretina della ministra Severino. L’ultimo appuntamento coi giudici gli è valsa una assoluzione, ma nessuno potrà risarcirlo perché i nostri tribunali sono mattatoi". Fine della citazione. Chi scrive non è Feltri, però dico la mia, rimarcando che nel caso Berlusconi molto raramente si accenna ai suoi meriti. Basterebbe citare che come imprenditore ha dato lavoro a decine di migliaia di persone, con ricadute positive sulle rispettive famiglie. A noi svizzeri e in particolare al Ticino non ha mai dato fastidio. Quindi non abbiamo il diritto di parlar male. Nemmeno ho sentito dire la verità vera dell’improvvisa assoluzione. Essa è dovuta a mio avviso alla vittoria della destra politica alle recenti elezioni italiane e relativo insediamento del Governo Meloni, provocando in tal modo una rapida accelerazione della sentenza. Più semplice di così!
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Per rispondere al signor De Cristophoris, cito un breve estratto di un comunicato del Tribunale di Milano a conclusione del processo Ruby Ter, preceduto dal Ruby 1 e dal Ruby 2: "Poiché le persone chiamate a rendere dichiarazioni nei processi cd. Ruby 1 e Ruby 2 andavano correttamente qualificate come indagate di reato connesso e non testimoni, non solo non è configurabile il delitto di falsa testimonianza ma neppure il reato di corruzione in atti giudiziari, mancando la qualità di pubblico ufficiale (nella specie: testimone) in capo al corrotto". Quindi viene confermato l’errore della Procura e, se vogliamo, l’indubbia capacità del collegio difensivo di Silvio Berlusconi di coglierlo. Per il resto non è questione di pro o anti-berlusconismo. Quando nel 2010 Silvio Berlusconi chiamò, prima lui poi la sua scorta, la questura di Milano perché rilasciasse Karima El Mahroug, presentandola come la nipote di Moubarak, fece in modo che la 17enne venisse affidata alla sua igienista dentale, Nicole Minetti, la quale la portò a casa di una escort. Direi che un comportamento del genere, da parte del capo di un Governo, basti e avanzi per un giudizio inequivocabile sulla sua vicenda politica.