Intervenendo in Gran Consiglio sulla vicenda di Unitas, ho messo in evidenza come la narrazione fornita dal consigliere di stato ed ex direttore di Unitas Manuele Bertoli sostanzialmente attribuisce alle donne che non avrebbero denunciato e parlato la responsabilità della propria inazione. È una narrazione sostanzialmente maschilista e patriarcale. Una narrazione che abbiamo già sentito in molte altre occasioni, come, ad esempio, nel caso del ex funzionario del Dss o, ancora, nel caso delle molestie alla Rsi. Forse l’esempio storico più formidabile di questo tipo di narrazione è l’atteggiamento della Chiesa di fronte alle molestie sessuali al suo interno, ormai secolari.
Ho voluto anche ribadire che chi dirige un’azienda, pubblica o privata, ha un dovere morale (e anche legale) di fare in modo che molestie, abusi e mobbing non avvengano e di mettere in atto tutti quegli strumenti necessari a evitare tali situazioni, creando le condizioni affinché le vittime possano parlare, essere ascoltate e protette.
In questo caso quindi, come negli altri già citati, la responsabilità non è delle vittime che non parlano ma è di chi ha la responsabilità sui luoghi di lavoro, che non è stato in grado di capire (o non ha voluto: la citazione di alcune mail dell’epoca durante il dibattito sembra indicare questa seconda variante) cosa stesse succedendo e non ha fatto nulla per mettere le vittime nelle condizioni di aprirsi e parlare. Di fronte a questa evidenza l’unica cosa che il consigliere di stato Bertoli (e altri come lui) avrebbe dovuto fare è chiedere scusa alle vittime e ai loro famigliari e pretendere le dimissioni del comitato di Unitas. Ma così non è stato.
Altre colleghe donne hanno preso la parola durante il dibattito, ma in generale i media locali (con qualche lodevole eccezione) hanno dato voce e risalto solo agli interventi dei colleghi maschi perpetuando, ancora una volta, una narrazione degli eventi sostanzialmente maschilista e sessista.
Come deputate subiamo ogni giorno all’interno del parlamento situazioni di discriminazione: quando parlano le colleghe il brusio e i commentini abbondano, soprattutto se al centro della discussione ci sono questioni inerenti ai diritti delle donne. Ne abbiamo avuto una tristissima dimostrazione in occasione del recente dibattito sulla salute sessuale.
Sarebbe tempo e ora che quando le donne parlano vengano davvero ascoltate!